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Scritto da Redazione
Ce n'è anche per Cecco a cena
08 Luglio 2020

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Innanzitutto chiediamo scusa per questa prolungata assenza, ma anche Cecco a cena, a volte, sente il bisogno di mettersi a... dieta (si fa per dire) e riflettere. Torniamo, quindi, dopo aver guazzabugliato un po' in riva al mare ed aver fatto scorta di pazienza per non incazzarci ad ogni piè sospinto e macerarci il fegato. Avrete, sicuramente, letto delle manifestazioni negli Stati Uniti seguite alla morte di George Floyd. Ovviamente l'omicidio è stato preso a pretesto per saccheggiare, distruggere, sfasciare, invocare chissà quale pandemia rigeneratrice e, abbiamo visto, distruggere ed abbattere le statue di personaggi storici ritenuti responsabili di chissà quali nefandezze. Questa epidemia di imbecillità si è diffusa, come il Coronavirus, a tutte le latitudini e anche da noi, i soliti giovani dementi tanto esaltati dalla Sinistra, hanno imbrattato la statua di Indro Montanelli perché fascista e stupratore di bambine. Ma non è solo questo. Con la scusa della morte di Floyd, ecco nuovamente una generazione di imbecilli che si batte il petto e genuflette accusandosi di qualsiasi empietà commessa negli ultimi 300 anni e anche di più, ai danni della popolazione nera dell'Africa. In sostanza, avendo noi massacrato, devastato, sfruttato il continente negro, da ora in poi dovremmo metterci a pi greco mezzi ossia a 90° per riparare alle colpe dei nostri avi.

Quindi, non è più sufficiente una presa di coscienza storica e politica di ciò che, realmente, è avvenuto nel corso dei secoli, con un effettivo sfruttamento delle risorse e della popolazione africana, ma occorre aprire le frontiere a cani e porci, fa r entrare chiunque, farsi depredare, magari stuprare a nostra volta, derubare e colonizzare. Questo concetto, portato avanti dai bastardi della Sinistra istituzionale che vivono, ovviamente, nei loro ghetti di lusso e di ricchezza a 12 mila euro al mese, viene amplificato da una gioventù bruciata che, purtroppo, si trova di fronte, ancor più di quanto avvenne nel Sessantotto, una maturità, una anzianità una senilità che sono, sistematicamente, senza palle e che pensano solo e soltanto a raggiungere la pensione e a svernare in  Portogallo e in altri paradisi dove lo stato non preleva tasse come accade da noi.

Nessuno che osi prendersi la responsabilità di guidare la nave della nostra povera penisola sfasciata e invasa da milioni di persone il cui unico minimo comune denominatore sono l'ignoranza, l'assenza di coscienza e consapevolezza, la barbarie, stili di vita completamente diversi e lontani anni luce dal nostro, religioni e convinzioni fuori dal tempo. Purtroppo il nostro è un Paese senza. Senza tutto perché convinto di non aver bisogno di nulla. Senza memoria, senza storia, senza passato, senza presente e senza futuro. Si crede di aiutare i giovani facendo credere loro di aver scoperto l'acquacalda, di volere un mondo uguale ovunque e dove non esistono ingiustizie o disuguaglianze o anche solo differenze. Li si esorta a dire e a fare tutto quello che passa loro per la testa, si erigono dei pesci senza sapore e senza qualità come le sardine, che si muovono, tra l'altro, in branco e non hanno individualità spiccate, a nuovi Profeti.

Accade come cinquant'anni fa, con la Sinistra del Pc e non solo, con i giornalisti cosiddetti progressisti, in realtà leccaculo e strumentali, che alimentano la convinzione di questa truppa di ignoranti con ancora il latte sulle labbra, di trovarsi di fronte a una palingenesi generale. Stronzate. Si fa credere loro che il mondo sia quello che non è, un mondo che, al contrario, è sempre stato quello che è ancora oggi e dove ogni stato porta avanti i propri interessi salvo, ipocritamente, far finta di fare anche quelli degli altri.

Noi non ci pieghiamo a questa porcata. Se i giovani vogliono conquistare la rossa primavera - come scriveva in un suo straordinario libro Davide Lajolo, ex fascista poi partigiano comunista e direttore dell'Unità nel dopoguerra, grande carattere e altrettanto spessore umano - devono dimostrare di averne le capacità ossia devono mostrare di avere una chiara e robusta conoscenza del passato. Cosa che non hanno, perché sono disposti a cancellare ogni passato che non sia conforme alla rappresentazione che essi ne vogliono avere. Questi sono i nuovi talebani dell'Occidente, pericolosi come i loro coetanei asiatici, ma ancora di più in quanto hanno di fronte genitori e parenti più o meno stretti che non hanno alcuna intenzione di difendere quello che il passato ha trasmesso loro.

Presuntuosi, spocchiosi, prevaricatori, antidemocratici, totalitari, ignoranti, senza palle: questo è il ritratto di una gioventù che non esiteremmo, se fossimo noi al Governo, a prendere a calci nel culo, ovviamente metaforicamente, fino a far capire che l'età non è una condizione che dà diritto, automaticamente, a essere nel giusto e al potere. Si sciacquano la bocca con l'antifascismo e la Resistenza, dopo ottant'anni da quando sono avvenuti. Cantano Bella Ciao che non ha alcun senso se non quello di far sopravvivere chi non riesce a guardare avanti perché incapace o, addirittura, alienato. Sono, loro sì, dei poveri derelitti  che vivono di feticci e di fantasmi. Ignoranti come pecore ché, Sgarbi dovrebbe impararlo, le capre sono animali molto, ma molto più intelligenti.

Invece i nostri coetanei preferiscono guardare al proprio orticello, raggiungere la più o meno meritata pensione e sciacquarsi le palle nei mari esotici del nostro emisfero. I giovani? Cazzi loro, si facciano da soli. E così si rifiuta ogni assunzione di responsabilità. Ecco, questo è il vero cancro di questo nostro momento storico: non c'è nessuno disposto a far entrare nei cervelli della gioventù che l'assumersi le proprie responsabilità, sempre e comunque, è la condizione essenziale per poter rivendicare il diritto a esserci e a dire e fare ciò in cui si crede. I giovani devono studiare, studiare e studiare, questo diceva Benedetto Croce e aveva ragione. In troppi, nel Sessantotto e nel Settantasette, facevano casino e, negli anni seguenti hanno piazzato il proprio fondoschiena in luoghi che aborrivano durante la loro età contestatrice.

A noi fotte nulla essere graditi alle nuove generazioni. Se vogliono imparare e mangiare un po' di merda - perché il mondo e lo si comprende appena finita l'età scolastica università compresa ne è pieno - siamo qua per farglielo comprendere e far capire che, una volta assaggiata, si apprezza molto, ma molto di più la cioccolata. Non c'è una vita dove esiste, a prescindere, il diritto ad essere felici. Chi lo sostiene o è un bugiardo o un criminale e in entrambi i casi andrebbe fucilato, metaforicamente s'intende. La felicità, ammesso che si trovi da qualche parte, è fatta di momenti che vanno conquistati, spesso anzi, sempre, con fatica e caparbietà. La vita non è fatta per chi vuole abbattere il passato a colpi di mazza, ma per chi vuole  affrontare il presente e il futuro portandosi dietro e sulle spalle ciò che il passato ha saputo e sa insegnare.

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