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Scritto da Redazione
Ce n'è anche per Cecco a cena
23 Febbraio 2020

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Forse sbaglieremo. Forse, ma non ci stiamo a questo grande circo che si sta montando intorno a questa infezione denominata Coronavirus che in Italia, contro le oltre 200 morti giornaliere per influenza, ha causato, fino ad oggi, due decessi. Per carità, potrà anche diffondersi a macchia d'olio nei prossimi mesi e speriamo che ciò non accada, ma quello che sta avvenendo nel nord Italia e che, presto, rischia di avvenire anche a queste latitudini, è davvero pericoloso. Sì, perché nessuno, al di là dei giusti meccanismi di prevenzione che si sarebbero dovuti adottare sin dall'inizio nei confronti di coloro che rientravano dalla Cina, sembra comprendere che cosa rischia, davvero, il sistema se la paralisi progressiva di tutte le attività dovesse continuare ed estendersi per un certo periodo di tempo. Nei paesi già posti in quarantena e 'ghettizzati', la gente non circola, le merci ristagnano o, addirittura, non arrivano, i supermercati non ricevono e i negozi non vendono. In più, ovvia conseguenza, le aziende non producono né riscuotono. Sapete cosa vuol dire? Che siamo nella merda. Perché gli istituti di credito continueranno a pretendere il saldo dei loro crediti e, a lungo andare, sarà difficile riuscire ad onorarli.

Questi soloni dell'informazione mediatica che stanno trattando questo fenomeno alla stregua di una epidemia tipo la peste negli anni del Medioevo, con collegamenti durante i talk-show che sembrano l'anticamera di qualche film apocalittico andato in scena in questo evo, stanno seminando il virus più pericoloso di tutti, quello della paura. La paura, il terrore, il panico bloccano, impediscono di agire, incutono ansia, causano danni psicologici spaventosi ed economici nemmeno lontanamente immaginabili. I mercati, signori miei, sono variabili indipendenti, che girano vorticosamente in base a leggi spietate che se ne sbattono della solidarietà, della paura, della prudenza. Le leggi dell'economia, almeno in una economia di mercato come la nostra, guardano solo al profitto. E agiscono di conseguenza.

Hanno bloccato manifestazioni di carattere ludico e sportivo un po' ovunque, chiuso le scuole, le università, 'sequestrato' decine di migliaia di persone per timore che il contagio potesse espandersi. Hanno provocato una sorta di psicosi per cui i laboratori di analisi degli ospedali hanno triplicato il loro lavoro per sfornare risultati nel più breve tempo possibile. 

Viene da chiedersi cosa accadrà se, come è statisticamente probabile, qualche caso, nei prossimi giorni, spunterà anche al centro e al sud della penisola. Si ha una vaga idea di cosa succederà se tutto dovesse venire bloccato comprese le attività economiche? Con cosa mangerà la gente se la situazione dovesse protrarsi e la circolazione di persone e beni venisse  inchiodata? Altro che file davanti ai negozi, altro che tessere annonarie di epoca fascista o comunista. Sarà il sistema stesso a rischiare di implodere su se stesso.

Pensiamoci bene. Ora come ora bisogna agire su due fronti: contro il virus, ma, soprattutto, contro il panico. Purtroppo assistiamo a scambi di accuse a livello politico quasi esistessero anche politicanti che desiderano la propagazione del virus quando, invece, tutti dovrebbero essere e, sicuramente, sono, per il suo contenimento. Attenzione a strumentalizzare anche questi aspetti, se scoppia il caos, tutti saranno travolti.

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