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Scritto da andrea cosimini
Castelnuovo
26 Marzo 2024

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Ego cogito, ergo sum, sive existo diceva il filosofo francese. Io penso, dunque sono, ossia esisto. Un sillogismo aritmetico (per rimanere con Cartesio) sul quale le nuove generazioni dovrebbero davvero meditare. Fermarsi a pensare è infatti un lusso che la frenetica ed alienante società contemporanea non sembra potersi concedere. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Il fotografo castelnuovese Tommaso Teora ha provato, con il suo obbiettivo, ad immortalare il principio cartesiano attraverso una serie di scatti che sono un inno alla lentezza. “Mi siedo, mi riposo e penso…” è il titolo di un progetto, più che di una mostra, che giunge oggi al secondo capitolo. Tre azioni – sedersi, riposare e pensare – che sono quasi ‘sovversive’ in un’epoca che idolatra il progresso cieco e sfrenato.

Per cui: “Mi siedo, mi riposo e penso… 2”. Ecco il nome completo dell’esposizione che torna su un tema già affrontato dall’autore nel 2022, ma con fotografie inedite. L’allestimento inaugurerà venerdì 29 marzo, alle 17.30, nella Sala “Luigi Suffredini” di Castelnuovo di Garfagnana e rimarrà visitabile dal pubblico fino a lunedì 15 aprile con i seguenti orari: 10.30-12.30 / 16.30-19 (feriali) e 9.30-12.30 / 15.30-19 (festivi).

Chi sono i protagonisti di questa mostra? Gli anziani. O, meglio, i nostri ‘vecchi’ - per dirla alla garfagnina. Quelli che – magari meno istruiti, ma sicuramente più saggi dei loro nipoti – avevano già capito, frequentando la scuola della vita, che il segreto di un’esistenza piena è dare consistenza al proprio tempo.

Seneca – il celebre filosofo romano – sosteneva, nel De brevitate vitae, che è facile vivere a lungo se si sa come farlo. Ovviamente alludeva alla qualità degli anni, non alla quantità. Il mito moderno di allungare ad oltranza la vecchiaia del corpo - senza chiedersi se, forse, non sarebbe il caso di dilatare la giovinezza della mente – si è rivelato un affannoso tentativo di rimandare un impegno improrogabile: quello di fare pace con i propri anni.

I ‘vecchi’ di Teora sono, in realtà, degli arzilli pensatori. Oziosi, nel senso greco: ovvero liberi. Liberi di slegarsi dalle catene del lavoro; liberi di dedicarsi ai giochi dello spirito; liberi di guadagnare tempo, anziché perderlo. Sui loro volti, scavati dalla fatica, emana un bagliore di serenità. Una pace raggiunta. Un senso di appagamento ed umana gioia. Armida, Odino, Ciona sono i nomi di un tempo perduto e – come Proust – ritrovato: il tempo del pensiero che si annida nelle rughe della pelle; quello che si insinua nelle pieghe dei vestiti di una volta, nelle mani consumate dalla terra.

Questa è una mostra che, nell’anno delle radici, parla al cuore di una tradizione: la comunità garfagnina che si guarda allo specchio per alleviare il peso delle sue inquietudini. Lì, nell’immortale passato, il fugace presente trova conforto. E il futuro, ospite inquietante, si fa promessa di bene.

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