Il coronavirus sta mettendo a dura prova la nostra salute e la nostra vita quotidiana ma anche la nostra economia. L’Italia è ferma da oltre un mese, almeno una buona fetta di settori, e la fine dell’incubo sembra ancora lontana: di questo impatto ne abbiamo voluto parlare con chi ne vive sulla propria pelle, e ne vivrà, tutti gli effetti: un commerciante. Maurizio Lemmi gestisce da anni una popolare pizzeria a Castelnuovo di Garfagnana, “Da Maury”, nella zona degli impianti sportivi e delle scuole superiori. Un locale divenuto punto di riferimento, con un preciso target, costruito nel corso degli anni grazie al lavoro, ai sacrifici e agli investimenti di un giovane imprenditore della Garfagnana.
Come tanti altri colleghi, oggi Maurizio ha chiuso la propria attività, giustamente, e rimane alla finestra a seguire l’evolversi dei fatti. Gli chiediamo la sua testimonianza di autonomo: “La mia testimonianza è quella di tutti, a livello nazionale, siamo di fronte ad un’emergenza che ha colpito l’intera nazione e che inciderà profondamente sull’economia nazionale e ovviamente locale”.
“Forse ce ne siamo scordati o non ci facciamo caso – analizza Lemmi – ma i tempi erano già mutati rispetto agli anni trascorsi, la crisi si era già fatta sentire ma, col lavoro e l’impegno, e la clientela che col tempo ci siamo “conquistati”, attività come la mia e altri riuscivano ad andare avanti. Oggi sono a casa, ho una famiglia, due figli, e le bollette arrivano ugualmente. Io mi reputo fortunato perché ho un locale di mia proprietà ma chi deve pagare l’affitto come fa?”.
Come reputi gli aiuti arrivati dallo Stato? “L’Italia evidentemente non ha forza economica per gestire una situazione emergenziale del genere, perché le misure prese sono davvero misere, 600 euro possano essere forse sufficienti per un privato costretto a restare a casa ma non sono niente per un’attività commerciale media, le spese da sostenere anche in periodo di chiusura sono nettamente più alte. Parlo di spese, non considero i mancati incassi”.
Poniamo il caso che a fine maggio tu possa riaprire: hai fatto un calcolo di quanto ti potrà costare questa sosta forzata? “Intanto non abbiamo certezze, stiamo viaggiando al buio e attendo, come tutti del resto. Personalmente ho fatto un calcolo, le cifre le tengo per me ma spaventano. Di questo passo, chi può, dovrà attingere dai propri risparmi? Vi pare giusto? Lo Stato deve aiutarci in maniera importante, non si può limitare ad un’elemosina e a proporci un mutuo che indebiterà ancora più commercianti”.
Come vedi il futuro, la riapertura? “Purtroppo penso che il momento peggiore debba ancora arrivare perché non ci sono certezze e perché la riapertura vedrà tutta una serie di attività in crisi e altre che non riapriranno. Una pizzeria come la mia dovrà rispettare norme sulle distanze particolari, saremo costretti a rinunciare a clienti e a incassi. Attività come la nostra, ma anche bar e ristoranti, hanno sempre vissuto di “assembramenti” di persone, cosa faremo in futuro? Meno clienti da servire significherà meno dipendenti, per esempio”.
Cosa proponi, quindi? “Voglio chiudere in maniera positiva, per quanto possibile. Mi auguro solamente che dalle nostre parti la gente, per quello che potrà spendere, lo faccia in loco, senza affidarsi a internet o andare troppo lontani. Se possiamo, aiutiamoci tutti insieme”.