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Scritto da andrea cosimini
Castelnuovo
05 Agosto 2024

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Rosso, rosso, rosso. Tanto rosso. Almeno tanto quanto ce n'è nella bandiera del Cile - a ricordare il sangue dei patrioti morti per la conquista della libertà - o, magari, in un buon bicchiere di Barolo delle langhe. Rosso, come i tanti foulard al collo di chi, con il pugno alzato, crede ancora nel cambiamento, nella presa di coscienza, nella lotta per i diritti e nella canzone di protesta. Rosso, infine, come il colore della rivoluzione tanto auspicata.

Era rossa anche la Fortezza di Castelnuovo di Garfagnana, stasera, per la 'prima' del festival "Mont'Alfonso sotto le stelle 2024". Rosse le luci sul palco, rossa la Casa degli Archi. Vestiti in rosso erano anche i ragazzi e le ragazze della Federazione Giovanile Comunista Italiana degli anni '70 che, dopo la reunion fiorentina dello scorso febbraio, hanno dato vita ad un gruppo, l’Allonsanfàn Band, al quale è spettato il compito di aprire il concerto.

"La nostra patria è il mondo intero, la nostra legge è la libertà" hanno cantanto i ragazzi - che, ormai, ragazzi non lo sono più - in uno stornello che, simile ad un gospel, aveva il sapore di una preghera laica. Un breve, ma emozionante intervento il loro tra salti temporali nel passato e questioni - ahinoi - sempre attuali perché, sostanzialmente, irrisolte. Quasi obbligata, in chiusura, l'esecuzione del canto popolare "Bella Ciao" considerato un po' l'inno della resistenza partigiana. 

Alla loro esibizione è seguita quella di Giulio Wilson, cantautore e musicista fiorentino che ha collaborato con gli Inti-Illimani nel loro ultimo album "Agua" ed ha cantato con loro in Italia e in Cile. Molto applaudita la sua performance di brani inediti, dai testi impegnati e ricercati, eppure insostenibilmente leggeri all'ascolto grazie alla melodicità delle liriche. Su tutti ha spiccato "Lou Reed", una canzone composta dallo stesso Wilson per dare il proprio personale contributo, da artista, alla causa palestinese. 

Ed ecco quindi salire sul palco loro, la leggenda, gli Inti-Illimani in persona. Primi, fra tutti, i fratelli Jorge e Marcelo Coulon che, direttamente dalle mani del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, hanno ricevuto un premio in ricordo della loro prima, storica esibizione in Toscana. "Nel 1974 - ha ricordato Giani - gli Inti-Illimani si esibirono in Piazza della Signoria a Firenze come simbolo di libertà, democrazia e giustizia nei confronti di ciò che era avvenuto l'anno precedente in Cile. Oggi, come 50 anni fa, la Toscana libera e democratica li vede come simboli immortali".

Particolarmente sentite sono state anche le parole del patron - con Claudio Bertini - della PRG, Massimo Gramigni, che ha ricordato l'inizio della 'sua' storia con gli Inti-Illimani. Una storia personale che, appunto, parte dal 1974: "Ero uno spettatore giovanissimo al tempo - ha detto Gramigni - e Piazza della Signoria era gremita. Per la prima volta il gruppo cantò "El pueblo unido jamàs serà vencido". Nel 1976, poi, alla Festa dell'Unità a Firenze rimediai il numero del carcere di Valparaìso dove era rinchiuso il segretario del Partito Comunista Cileno Luis Corvalàn. Amplificammo la cornetta e gli Inti-Illimani parlarono con Corvalàn al telefono davanti alle tante persone che erano giunte al concerto che il gruppo cileno stava tenendo in forma gratuita".

Non poteva mancare infine il saluto del sindaco di Castelnuovo di Garfagnana Andrea Tagliasacchi, colui che fortemente ha voluto questa serata speciale del festival: "Fa davvero piacere aprire questa quinta edizione di "Mont'Alfonso sotto le stelle" con gli Inti-Illimani - ha dichiarato il primo cittadino -. La Fortezza rappresenta un contesto ambientale bellissimo, dove la musica può veicolare meglio il suo messaggio positivo di speranza in quanto tocca la storia dei popoli e delle persone. Colgo l'occasione per ringraziare il pubblico, i volontari e tutti coloro che rendono possibile una rassegna come questa". 

Insomma, meglio di così il festival in Fortezza non poteva iniziare.

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