Roberto Meconi, classe 1994 e residente a Borgo a Mozzano, combatte con la SMA di tipo II da quando aveva pochi mesi, malattia che gli impedisce quasi completamente i movimenti, costringendolo a lavorare attraverso un computer a sistema oculare. Questo non è bastato a fermarlo dal portare avanti una carriera universitaria di successo, che lo ha visto diplomarsi nel 2013 in ragioneria e coronare gli studi con una laurea in economia aziendale nel 2018.
A causa delle sue condizioni di salute, Roberto percepisce una pensione di invalidità del 100 per cento che ammonta circa a 650 euro mensili. Questo era il valore del sussidio che gli spettava fino a pochi mesi fa quando, paradossalmente, ha compiuto un errore: ricercare aiuto nelle istituzioni e nei programmi della Regione Toscana.
Rientrando infatti nel progetto "Garanzia Giovani" della Toscana, finanziato con fondi europei, Roberto ha cominciato un percorso di tirocinio che gli ha garantito uno stipendio di circa 500 euro, collaborando con enti del territorio come la Cooperativa Donne e Lavoro Onlus.
Dove sta il problema, quindi? Che a causa di questo (misero) stipendio, il sussidio d'invalidità gli sarà presto decurtato di ben 400 euro per l’intero anno prossimo, avendo superato la soglia massima di reddito.
Tutta questa paradossale situazione porta quindi a due conseguenze, una più drammatica dell'altra. In primo luogo, presto Roberto sarà costretto a dover lavorare per ben 135 euro mensili, i soldi che guadagnerà in più rispetto alla normale pensione che gli sarebbe garantita, cifra ridicola che non rispecchia minimamente il suo impegno e la sua preparazione. Ancora più scandaloso, però, è il fatto che tutto ciò porti oggi un ragazzo di 27 anni a dover sopravvivere, perchè non si può parlare di vivere, con un totale di meno di 788 euro mensili, cifra già irrisoria su cui gravano anche le spese dovute alla sua condizione di salute. Raggiungendo quindi un totale di 787,09 euro al mese, da tempo ormai Roberto percepisce circa la medesima somma che guadagnerebbe richiedendo il Reddito di Cittadinanza, diventando così l'ennesimo assurdo caso tutto italiano in cui la burocrazia ed i sussidi finiscono per chiudere i richiedenti in una trappola senza uscita, piuttosto che aiutarle a sollevarsi e a raggiungere un indipendenza lavorativa.
Non è assolutamente tollerabile, oggi, che un ragazzo di 27 anni che da sempre si è impegnato per raggiungere enormi traguardi venga trattato come un cittadino di serie B e rimanga completamente abbandonato a se stesso, incapace di raggiungere anche solo una condizione di onesta dignità nonostante tutto il suo lavoro e la sua fatica.
Tra le domande senza risposta che riguardano questa storia una svetta sulle altre: qualcuno ascolterà mai la storia di Roberto o la sua condizione, simile a quella di migliaia di altre persone, continuerà a risultare invisibile alle istituzioni? Sulla risposta, purtroppo, non vi sono ancora certezze.