Il vento sferza l’aria di una giornata come tante altre, nell’epoca del coronavirus. Una giornata fredda e silenziosa, anche a Borgo a Mozzano. Sulle strade principali il silenzio è rotto dal rumore del passaggio dei camion e di qualche auto, sicuramente qualcuno che va o torna dal lavoro (in zona le principali industrie sono aperte) o qualcuno intento nelle poche faccende quotidiane consentite.
Nel capoluogo, in lontananza, sembra di intravedere un assembramento, mi avvicino, come colto da quella morbosa curiosità che ha colpito molte persone in questi giorni, una “caccia” al trasgressore, quasi fosse un gioco on-line ma … li perdoniamo, in giorni tutti uguali, in cui anche i passatempi sono esauriti.
Ci avviciniamo: nessun assembramento, è solo l’ordinata e quasi remissiva coda all’ufficio postale, tutti in fila a debita distanza e indossando la mascherina, nel rispetto delle regole. Una coda che si ripete all’unico supermercato del comune, mentre sono più contenute all’esterno delle poche attività commerciali aperte, un alimentari, un frutta e verdura, la farmacia, un esercizio di prodotti per l’igiene. Poi, una volta che calano le saracinesche, il capoluogo torna nel suo (recente) spettrale aspetto quotidiano, deserto, silenzio, rotto dal passaggio di un mezzo della Misericordia o del postino.
Usciamo da Borgo a Mozzano per dare una testimonianza fotografica anche della situazione delle varie frazioni del territorio: Valdottavo, con il suo centro un tempo vivace, i suoi bar frequentatissimi, oggi uno scenario innaturale, dove fa capolino, quasi con meraviglia, un simpatico gattino; Diecimo, Cerreto, Anchiano, Corsagna, Cune … le foto sono sempre le stesse, quasi in loop. Qua il silenzio la fa da padrone assoluto, rotto solamente dal forte vento di questi ultimi giorni, che spinge nell’aria i tanti tricolori e striscioni appesi e qualche fiocco che celebra la nascita di bambini, un segnale di speranza nell’ora più buia.