Dal 18 maggio, assieme a ristoranti, bar e parrucchieri, riapriranno le porte ai fedeli anche le chiese, sebbene con modalità molto dibattute negli ultimi giorni: per questo abbiamo deciso di fare un po' di chiarezza, chiedendo direttamente a chi andrà a “organizzare" il ritorno alle funzioni religiose.
Don Giovanni, prete di Fornaci di Barga e responsabile dell’unità pastorale di Fornaci di Barga, Ponte all’Ania e Loppia, spiega come la sua visione sia ottimista riguardo a quella che è stata definita una “nuova fase 2”: “Se si continuerà a rispettare queste regole, sono fiducioso sul fatto che potremo ritornare alla normalità, se così si può definire quello che ci aspetta.”
Il parroco parla anche di come abbiano ricevuto recentemente la nota del consiglio dei ministri, in accordo con il presidente della CEI (Conferenza episcopale italiana) e con il premier Giuseppe Conte, in cui sono elencate le linee guida da seguire per svolgere le funzioni religiose: ovviamente, non si sono fatti attendere e si sono subito adoperati per preparare ed organizzare al meglio.
“Ogni parroco - spiega don Giovanni - deve valutare il numero massimo di partecipanti alle celebrazioni, definendo una capienza limite tale che si rispetti la distanza di sicurezza di almeno un metro: fortunatamente, la nostra situazione è molto confortante, in particolar modo perché le chiese che abbiamo a disposizione sono molto ampie e, per quanto mi riguarda, ho deciso di mantenere l'orario invernale, ovvero due messe il sabato e tre di domenica. Ai fedeli sarà ovviamente ricordato che non è possibile entrare in chiesa con sintomi influenzali o se si è entrati in contatto con un malato di Covid, ma riponiamo fiducia nel buonsenso delle persone. All'ingresso sarà disponibile del gel igienizzante per le mani, la porta di entrata dovrà essere diversa da quella di uscita e alla fine della funzione andrà lasciato l'edificio in modo ordinato, anche con l'aiuto di operatori; inoltre, una volta preso il proprio posto non sarà possibile alzarsi fino alla fine della messa: sarò io stesso, anche durante la comunione, a passare tra i fedeli.”
Comunione che sarà svolta nel modo più sicuro e controllato possibile, come aggiunge ancora don Giovanni: “Dovrò igienizzarmi le mani, mettermi i guanti e passare tra i fedeli, limitando quindi contatti e assembramenti.”
Ovviamente, non sono mancate le critiche da entrambi i fronti su questa modalità, anche da parte di alcuni fedeli, che il parroco di Fornaci ha appunto definito un “dibattito sterile, visto che queste misure di sicurezza potrebbero salvarci la vita".
Arriva poi la domanda che ha suscitato più interrogativi tra la popolazione, ovvero: come si decide chi entra e chi no? “Certamente, non ci saranno applicazioni dove prenotare o centralini da chiamare, cosa che so stanno provando a mettere in pratica in altre diocesi. Noi confidiamo nel fatto che, essendo le chiese grandi e le messe numerose, la gente non abbia problemi ad entrare.”
Anche Don Stefano, parroco di Barga, spiega che lì le messe saranno svolte quando possibile preferibilmente all'aperto, nella zona del sagrato delle chiese. “Dove lo spazio a sedere non sarà sufficiente - dice - sarà possibile restare in piedi, pur sempre mantenendo la distanza di sicurezza. Quando invece non sarà possibile restare all'aperto, il numero massimo di persone sarà affisso fuori dalla porta: in caso gli arrivi siano maggiori, speriamo che le persone comprendano che sarà necessario, a quel punto, recarsi alla celebrazione successiva, preferibilmente privilegiando quella più vicina alla propria abitazione. Ovviamente, come già ribadito da don Giovanni, non utilizzeremo mezzi di prenotazione.”