«Non è possibile continuare così. La violenza contro le donne non è grave solo in quanto violenza, ma è grave perché rappresenta un atteggiamento culturale che non riusciamo (per ora) a scardinare». A dirlo è la dottoressa Piera Banti, presidente della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Lucca, che parla a nome dell'intera Cpo.
«Ieri, il sangue è stato versato 'a casa nostra' – prosegue la dottoressa Banti – e, dopo 20 anni di matrimonio, un uomo ha ucciso a coltellate davanti alle amiche la moglie, Anna Batista Ferreira, di soli 50 anni, mentre era in corso la separazione tra i due: un vero e proprio agguato in strada, che non le ha lasciato scampo. Il fatto che l'episodio di cronaca sia avvenuto a Fornaci di Barga non lo rende più grave dei tanti che quotidianamente riempiono le pagine dei giornali e che accadono in ogni angolo del nostro Paese».
«Analogamente – dice –, l'esito tragico lo rende solo più drammatico dei tanti episodi di violenza che le donne subiscono in ambito familiare ogni giorno e a cui assistiamo praticamente inermi e che, potenzialmente, possono avere un epilogo altrettanto tragico.
Basti pensare che, dall'inizio dell'anno, abbiamo già registrato circa 35 codici rosa nel nostro territorio. Certo, il nostro impegno è quello di prevenire che si arrivi all'esito estremo, come nel caso di Anna Batista Ferreira, ma è anche evidente dal numero che non è possibile pensare che basti questo. Siamo di fronte al sintomo di qualcosa di molto più grave: un atteggiamento culturale che non riusciamo a cambiare».
Banti – che è responsabile del Codice Rosa per l'Asl – sottolinea: «Tutti o quasi i casi di violenza e di femminicidio, compreso quello di Anna Batista Ferreira, hanno un tratto comune: la motivazione. E questa motivazione è la fine di un rapporto. Non viene accettato dalla parte maschile che un rapporto possa finire e che le strade possano (a volte debbano) dividersi. La donna con la quale si ha una relazione viene vista come una 'proprietà' di cui disporre. Eppure, non è così: è un essere umano esattamente uguale al partner, con gli stessi diritti. Qua sta la chiave di tutto: riuscire a cambiare quella mentalità talmente radicata che, nonostante il calendario ci dica che siamo nel 2024, porta a non accettare l'indipendenza di una donna e il fatto che essa sia un essere umano libero di scegliere come vivere la propria vita e, soprattutto, con chi.
Dobbiamo riuscire a cambiare la cultura dominante, quella di un 'brodo primordiale' fatto di patriarcato nel quale tutti e tutte siamo cresciuti, in modo che la parità di genere non sia un concetto teoricamente accettato, ma raramente praticato.
Dobbiamo far sì che le nuove generazioni vivano il concetto di parità di genere come qualcosa di acquisito e 'normale', facendosene portatori con i loro stessi comportamenti.
Dobbiamo lavorare molto, perché tutto questo sia possibile e si realizzi in tempi rapidi.
Perché non dobbiamo più piangere vittime di femminicidio come Anna Batista Ferreira.
Questa situazione deve cambiare e deve cambiare adesso. Non c'è davvero più tempo per le discussioni: adesso è il momento di agire, perché questo cambiamento non sia solo una bella teoria da inseguire, ma qualcosa di concreto, reale e che ha riflessi visibili sulla nostra società», conclude la presidente a nome della Commissione Pari Opportunità.