In arresto cardiaco il cuore dell’economia barghigiana, con gran parte dei negozi di Fornaci di Barga chiusi in attesa dei prossimi sviluppi della pandemia di Covid-19 e delle prossime mosse del governo, al quale viene chiesto a gran voce dai commercianti un piano di recupero economico per il post-pandemia.
In una Fornaci quasi deserta, sono comparsi sulle vetrine di gran parte delle attività commerciali avvisi di chiusura, misura non obbligatoria ma da molti commercianti ed imprenditori ritenuta necessaria in seguito al DPCM del 9 marzo ed alla conferenza del presidente del consiglio Giuseppe Conte con le nuove direttive per la Nazione, di fatto considerata completamente “zona rossa”.
Riguardo a quali sono le prospettive per il commercio a Fornaci di Barga, nonché di riflesso in tutto il Paese, i microfoni della Gazzetta del Serchio hanno raggiunto Giuseppe Santi, presidente del CIPAF e proprietario del centro TIM del paese, anch’esso chiuso a causa della pandemia.
Come sta reagendo il CIPAF di fronte all’epidemia?
Il CIPAF non è tenuto a chiedere alle attività di restare chiuse, deve essere una sensibilità personale, quindi abbiamo ovviamente lasciato la massima libertà ed ognuno ha agito di conseguenza in base al settore. Ovviamente chi ha un alimentari, una farmacia o altre attività utili alla comunità in questo momento di crisi è rimasto sicuramente aperto, altri negozi che possono essere considerati di “prodotti superflui” hanno deciso di chiudere.
Fornaci è il cuore economico di Barga, che in queste ore ha smesso di battere: quali saranno le ripercussioni future? Si possono già prevedere?
Sarà un “bagno di sangue” e lo posso dire con certezza, perché se non vi sarà un intervento da parte delle autorità per agevolare i commercianti questa è la definizione più corretta di ciò che verrà. Alcuni negozi comunque hanno deciso di rimanere aperti, non è una situazione generalizzata, assolutamente, su questa questione vi è la massima indipendenza.
Lei ha chiuso il suo negozio?
Io mi sono posto una domanda: se per le nuove direttive le persone non possono spostarsi tra i comuni, quante possono essere percentualmente le persone che servo abitualmente nel comune di Barga e quanti invece vengono da fuori? Nel mio caso posso dire che l’80 per cento dei miei clienti viene da fuori il comune, preferisco quindi perdere il fatturato derivante dai residenti a Barga ma limitare gli spostamenti. Comunque per le emergenze, visto che il telefonino ormai viene visto come un’esigenza prioritaria, ho lasciato tutti i miei recapiti per poter essere presente in caso di necessità.
Un commento finale su questa situazione ed un augurio per il futuro?
Speriamo di uscirne “interi” e speriamo che le conseguenze non siano così brutte come ci stanno facendo presagire, soprattutto ci auspichiamo che a livello nazionale vengano prese delle iniziative che favoriscano la ripresa. Visto come sta andando questa situazione avrà delle ripercussioni sul lungo termine, non soltanto per questo o il prossimo mese.