Assolto perché il fatto non sussiste. Questa la formula con cui il giudice del tribunale di Lucca ha chiuso il processo a carico di un giovane panettiere lucchese con un'attività a Barga, Paolo Da Prato, accusato di istigazione all'odio razziale per una immagine messa sul proprio profilo social.
Tutto era cominciato poco più di un anno fa quando gli occhi degli investigatori, impegnati in una inchiesta giudiziaria di altra natura, si erano imbattuti e soffermati su quel post, pubblicato in data 24 novembre 2019 su un profilo facebook contenente l'immagine di un giovane nell'atto di impugnare una pistola accompagnata dalla dicitura 'The hunter of Jews. Il cacciatore di ebrei'. Non gli ci era voluto molto, agli uomini della Digos lucchese per trarre le inevitabili considerazioni tanto più che, solo alcuni giorni prima, sempre sullo stesso profilo, era apparsa una fotografia ritraente alcune persone intente ad un pranzo nel corso del quale due dei commensali avevano effettuato il saluto romano.
La perquisizione domiciliare successiva al 24 novembre 2019 aveva portato alla scoperta di una pistola ad aria compressa e di libera vendita, la stessa impugnata nella foto, di un coltello a scatto e di una bandiera rossa conl al centro, un cerchio bianco su cui troneggiava una croce celtica.
Ce n'era abbastanza, secondo gli inquirenti e il pm, per procedere all'arresto del proprietario di pistola e coltello nonché titolare del profilo social facebook chiamato in causa. Il giovane, interrogato dagli investigatori, aveva detto di aver pubblicato la foto sul proprio profilo facebook a scopo esclusivamente ludico. Aggiungeva, inoltre, che, essendo un appassionato di cinema, era solito pubblicare fotografie con riferimenti a film o attori così da invitare i suoi amici a indovinare di quale film si trattasse. Nel caso finito sotto esame si sarebbe trattato del film L'uomo dal cuore di ferro del gennaio 2019, appunto la storia di Reinhard Heydrich uno dei più potenti e temibili gerarchi nazisti, nominato da Hitler nel 1941 a capo del Protettorato di Boemia e di Moravia, di fatto uno dei principali ideatori e organizzatori dello sterminio di massa degli ebrei.
Il giovane si difendeva mostrando, inoltre, altre due foto, pubblicate sul profilo facebook, che lo ritraevano nei panni di Robert De Niro nel film Taxi Driver e di Tony Montana nella pellicola Scarface oltre a un Nicolas Cage interprete del film Cuore selvaggio.
Ebbene l'imputato, rinviato a giudizio e comparso davanti al giudice del tribunale di Lucca assistito dall'avvocato Emanuele Fusi del foro di Lucca, è stato assolto perché il fatto non sussiste. Il giudice ha ritenuto, infatti, che la condotta dell'imputato non fosse tale da determinare altri, i destinatari ossia i potenziali fruitori e lettori del post sul social, a compiere un'azione violenta.
Secondo la sentenza, il mezzo usato dal giovane per diffondere il suo messaggio, il social network, è in astratto capace di grande diffusività, ma, in concreto, la sua efficacia dipende dal numero dei contatti dell'imputato e dalle interazioni dei contatti stessi. E dagli atti prodotti in giudizio non risulta che il post contestato sia stato visto da un gran numero di persone o che molti ne abbiano condiviso il contenuto: 23 i like e soltanto sei i commenti. Per di più l'imputato non è un personaggio in vista e, quindi, le sue gesta non hanno una vasta eco.
In conclusione il messaggio, per il tribunale, non è oggettivamente molto chiaro richiedendo uno sforzo interpretativo per comprenderlo. Da qui l'assoluzione perché il fatto, ossia la condotta istigativa alla violenza, non sussiste.
Al termine di questo processo, l'avvocato Emanuel Fusi, difensore dell'imputato, ha ribadito che "si è trattato dell'ennesimo caso politicizzato e strumentalizzato solo per partigianeria politica e che nulla aveva a che vedere con reati presunti, danneggiando l'immagine del mio assistito che si è rivelato innocente. Speriamo che la prossima volta ci si pensi più volte prima di creare un mostro che non esiste creando allarmismi che non ci sono".