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Scritto da Redazione
Sport
24 Giugno 2020

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Al nono posto della classifica di tutti i tempi per quanto riguarda le presenze in campionato, 254 caps conditi da sei gol, Francesco Fiori occupa un ruolo di primo piano nella storia dell’Us Castelnuovo. Autentico motorino di centrocampo capace anche di impostare con qualità, si ricordano a proposito diversi suoi assist decisivi, il classe 1977 ha ripercorso i momenti più di quella squadra che, guidata da Giancarlo Favarin, sfiorò al debutto tra i professionisti il clamoroso salto in C1. Tutto questo fu reso possibile, come ricordato dallo Fiori, dalla guida dell’indimenticato presidente Mauro Marchini e dalla competenza del dg Paolo Giovannini. “Ancora oggi ho nella mente quando firmai davanti a loro il mio primo contratto da professionista (un biennale nda).” – ha rivelato l’attuale allenatore del Pieve Fosciana- “Ero molto commosso perché si tramutava in realtà il sogno che avevo sin da bambino. Al presidente Marchini e alla sua famiglia rimarrò sempre grato per quello che hanno dato a tutta Castelnuovo in quelli anni.”

Se ripensa alla prima stagione in C2 con il Castelnuovo, cosa le torna in mente?

Per il sottoscritto fu la realizzazione di un sogno debuttare tra i professionisti con la maglia di quel club nel quale sono cresciuto. Al di là degli ottimi risultati che ottenemmo in quella stagione, ricordo come quel gruppo di giocatori, molto unito anche fuori dal campo, sapeva trascinare il pubblico, l’intera comunità di Castelnuovo e tutto la Garfagnana durante i 90’ minuti domenicali. Gran merito di quelle stagioni deve essere riconosciuto alla dirigenza, in primis al presidente Mauro Marchini e un grande direttore generale come Paolo Giovannini, non a caso ancora oggi uno dei migliori nell’attuale Serie C. A dare maggiore importanza ai traguardi da noi raggiunti, c’era il fatto che tanti elementi erano della zona alcuni dei quali, come il sottoscritto, avevano compiuto il doppio salto dall’Eccellenza alla C2. Con Micchi, Venturelli, Renucci, Franchi e Fanani ci vedevamo anche fuori dal campo. Anche i giocatori “forestieri”, comunque, denotarono un rapido attaccamento alla maglia gialloblù. Per farvi un esempio, poche settimane fa è venuto a trovarmi Simone Felici (terzino pisana, altra colonna di quella squadra); se a 20 anni di distanza esistono ancora questi legami vuol dire che quei momenti restano indimenticabili. Mi tornano in mente le trasferte in stadi come Cremona, Mantova, Alessandria, Vercelli, Ravenna, Pisa, Lucca e in Coppa Italia contro il Crotone di Gasperini dove ci confrontavamo alla pari senza timore reverenziale con gli avversari. Sono ricordi indelebili che impari ad apprezzare con il passare del tempo.

Il Castelnuovo 1999-2000 era un’autentica macchina da gol, con sei giocatori che, come minimo, attaccavano continuamente l’area avversaria. Come era per una centrocampista giocare nel 3-4-2-1 disegnato da Favarin?

La disposizione tattica disposta dal mister fu una delle chiavi principali per la conquista del terzo posto finale. I nostri esterni di centrocampo, a conti fatti, come Cipolli e Matteo Rossi erano di fatto di due ali, motivo per cui ci difendevamo spesso e volentieri in cinque. Il compito mio, di Benedetti e Garfagnini era particolarmente dispendioso poiché ci difendevamo essenzialmente in cinque. Era comunque divertentissimo militare in quel Castelnuovo che avevamo un’idea di gioco avanti anni luce rispetto al calcio dei primi anni 2000. Costruivamo almeno 5-6 occasioni a tempo, vincendo in diverse circostanze di goleada come nel 4-1 rifilato al Viareggio, il 6-4 sul Mantova o il 5-1 ai danni del Saronno. Favarin fu bravo a dare la propria impronta alla squadra con noi giocatori che lo seguimmo in tutto e per tutto. La piazza gialloblù era l’ideale, vuoi per la tranquillità con cui si poteva lavorare che per la solidità del club, per gli allenatori: da Bertoni, passando per Tazzioli, Favarin fino a Londi hanno fatto tutti bene.

In quel campionato andasti a segno in casa della Pro Sesto, storico club da un mese tornato tra i professionisti

Giocammo la vigilia di Pasqua, ottenendo un prezioso 2-2 esterno grazie alla mia rete e a quella di Francini. Ci fu un preciso cross dalla sinistra di Galli che deviai in porta di prima intenzione all’altezza del secondo palo. Il primo gol tra i professionisti non si scorda mai.

Cosa ti ha lasciato in eredità Giancarlo Favarin nella tua carriera da allenatore?

Ho avuto la fortuna di lavorare con tanti ottimi allenatori che hanno avuto fiducia nel sottoscritto. Penso a Nicola Bertoni che mi fece debuttare in Eccellenza (stagione 1993-1994 nda) promuovendomi dagli Allievi Regionali e a Fabrizio Tazzioli che mi ha fatto crescere. Da Favarin ho appreso tanto, sia dal punto di vista tattico che, specialmente, a livello umano forse perché siamo di natura due sanguini capaci di intendersi con un’occhiata.

Pensi che quel Castelnuovo sia stato il più forte della storia?

In quel decennio il club gialloblù ha sempre allestito formazioni di alto livello pure in Eccellenza e in D, tornei nei quali all’epoca il tasso tecnico era decisamente superiore rispetto a quello attuale. Sicuramente il Castelnuovo 1999-2000 è stata la squadra più forte nella quale ho giocato: alla qualità presente in rosa sapevamo abbinare una manovra offensiva spumeggiante che sapevamo trasmettere al nostro pubblico. Anche le formazioni avversarie riconoscevano quanto il pubblico del “Nardini” fosse un fattore durante il match. In quella formazione si identificava l’intera Garfagnana, al di là delle classiche questioni campanilistiche.

Quale partita di quelle stagioni ti è rimasta particolarmente impressa?

Per la rivalità che c’era in quelli anni, scelgo la vittoria per 0-1 ottenuta allo “Stadio dei Pini” di Viareggio nella stagione 2001-2002. In panchina c’era mister Londi, con il gol decisivo segnato a pochi minuti dal termine da Malatesta. Sono particolarmente affezionato a quel derby poiché firmai l’assist battendo velocemente una punizione che colse impreparata la difesa delle zebre. A livello personale, invece, mi porto dentro il piacere di aver affrontato e marcato avversari del calibro di Pizzi, Lantignotti, l’attuale allenatore del Verona Ivan Juric, Zaniolo, il futuro campione del mondo Andrea Barzagli e Massimo Maccarone. Sono orgoglioso di quello che ho fatto con la maglia gialloblù, per la quale proverò sempre un grandissimo affetto.

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