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Scritto da michele belfiore
vite reali
20 Aprile 2023

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Maria Angioni è nata a Sassari, il 26 aprile 1965. Ex magistrato, si è dimessa volontariamente. Ha ricoperto vari incarichi professionali nella magistratura. Indagò sulla scomparsa di Denise Pipitone dall'ottobre 2004 fino al 2005.

Dottoressa Angioni, la separazione delle carriere dei magistrati (Pm che fanno indagini e giudici che emettono sentenze) è un punto, controverso, che ritorna ciclicamente ogni volta che si parla di riforme della giustizia. Una sua riflessione?

Il 30 novembre 2022 è stata assegnata alla 1^ Commissione della Camera dei Deputati, "Affari Costituzionali" in sede referente, la proposta di legge costituzionale presentata dall'onorevole Enrico Costa; tale proposta, abbinata ad altre tre aventi lo stesso tema, è in corso di esame in 1^ Commissione già dal 2 febbraio 2023. Tutte le proposte di legge costituzionale sono volte a separare le carriere dei giudici e dei pubblici ministeri mediante un intervento sul titolo IV della Costituzione. In estrema sintesi, tutti i progetti di riforma prevedono due distinti organi di autogoverno della magistratura: uno per la magistratura requirente ed uno per la magistratura giudicante; la modifica della composizione dei membri elettivi dei due istituendi CSM rispetto a quello unitario esistente, passando dall'attuale prevalenza numerica della componente togata, corrispondente ai due terzi, alla sua parificazione rispetto a quella laica, di nomina politica; la separazione formale dell'ordine giudiziario nelle due categorie della magistratura giudicante e della magistratura requirente con previsione di distinti concorsi per l'accesso in esse. Sulla separazione delle carriere, mediante separazione formale dell'ordine giudiziario in ordine inquirente e requirente, ordine giudicante, con distinti concorsi per l'accesso all'una o all'altra, sono d'accordo in quanto si tratta di una riforma indispensabile per garantire in termini assoluti e tecnici, senza bisogno di appellarsi alla buona volontà e all'onestà dei singoli magistrati, la terzietà e l'indipendenza del giudice. Quanto alla composizione del Csm, una volta che le carriere siano separate non sarebbe più necessario ipotizzare una modifica della presenza numerica dei magistrati o dei componenti di nomina politica, poiché comunque i componenti togati nominati da una parte dai pubblici ministeri, dall'altra dai giudici, sarebbero a quel punto rappresentanti di entità diverse, votati in seno a organizzazioni separate, il che dovrebbe essere sufficiente a garantire una gestione e un controllo effettivi e autonomi.

Per quale motivo si è dimessa dalla magistratura?

Da anni, più o meno dal 2005, ho svolto nella magistratura attività associativa e ho portato avanti in quella sede diverse battaglie: sono stata eletta per due volte componente della Giunta sezionale sarda della ANM (Associazione nazionale magistrati), ho fatto parte per un quadriennio del consiglio giudiziario presso la Corte d'appello di Cagliari e nel 2020 sono stata eletta componente del Cdc della ANM con sede a Roma. Nel corso degli anni, e soprattutto una volta che il sistema clientelare e lobbistico in magistratura è stato reso evidente dagli atti del c.d. "caso Palamara", ho sempre più percepito l'impossibilità di cambiare la situazione dall'interno, giacché le resistenze contro alcune riforme essenziali per assicurare trasparenza e vera democrazia si sono dimostrate troppo forti e radicate. A fianco a questo problema, ho purtroppo constatato che le condizioni di lavoro e i carichi di lavoro imposti al singolo magistrato di buona volontà, che non cerchi scappatoie affidandosi al capetto di turno o pregando per avere posti al Ministero, sono eccessivamente gravosi e troppo elevati, con conseguente compressione dei tempi da dedicare alla propria salute e alla famiglia. Pertanto, ero da qualche anno pronta al gran salto, a quel punto ho voluto, prima, fare ancora una volta il possibile per una vicenda che mi è sempre stata a cuore, quella relativa al rapimento di Denise Pipitone, e per la quale fino a quando ho rivestito il ruolo di magistrato, con i suoi vincoli e le sue regole, ho potuto fare ben poco. A quel punto, una volta proiettatami in una dimensione mediatica di tanto impatto, evidentemente dovevo solo valutare la tempistica delle mie dimissioni, cosa che ho fatto con attenzione.

Lei si è espressa pubblicamente sul caso Denise Pipitone ricevendo molte critiche, ma anche attestati di stima.

Vorrei spiegare ancora meglio che per il caso di Denise ho ritenuto l'esposizione mediatica essenziale! Per cercare di far capire a tante persone, che sino a quel momento non si erano interessate. L'importanza per la nazione intera dell'accertamento della verità! Ho anche ritenuto che la mia esposizione mediatica fosse necessaria a mia tutela, avendo sempre valutato la pericolosità del contesto in cui il rapimento poteva essere maturato.

Secondo lei la legge è uguale per tutti?

No, proprio no! Preferisco sviluppare questo tema in un secondo momento, fra un po' di tempo.

L'articolo 41-bis divide tra favorevoli e contrari. Lei da che parte sta?

Di per sé non è criticabile, né appare contrario ai principi costituzionali essendo consentita la sua applicazione in via temporanea ed eccezionale. Ogni qual volta vi sia il rischio che un perdurante contatto fra il detenuto per gravi reati e una organizzazione criminale all'esterno del carcere crei un pericolo per l'ordine pubblico.  L'applicazione di questo regime, che deroga alla regola generale secondo cui la sanzione penale della detenzione deve avere anche un fine rieducativo, e dunque il detenuto deve partecipare al c.d.  "Trattamento" rieducativo e risocializzante, deve avere luogo solo quando ci sono i presupposti, che sono tassativi e non sono passibili di interpretazione analogica, ossia non si possono "allargare elasticamente" fino a coprire casi ed esigenze non strettamente previsti dalla legge. Mentre, in alcuni casi, forse tutta questa attenzione non c'è stata.

Parliamo di cronaca giudiziaria: la scomparsa di Manuela Orlandi.

Ipotizzo che l'allontanamento della ragazza sia legato alla necessità di evitare che esplodesse in Vaticano uno scandalo per motivi sessuali. Ho espresso questa mia idea anche a Pietro Orlandi. Le ricorrenti dichiarazioni di diverso ordine rilasciate da Ali Agca sono sempre poco credibili e verosimili.

Il Dalai Lama ha chiesto a un bambino: "succhiami la lingua" e poi si è scusato: un suo parere?

Sgradevole e inopportuno.

Il momento più difficile e quello più positivo della sua carriera professionale?

L'ho affrontato quando, nel luglio 2005, sono stata trasferita, su mia domanda, dalla procura della Repubblica di Marsala al tribunale per i minorenni di Cagliari, la differenza di lavoro e di contesto era tale che ho sofferto parecchio. Il cambiamento mi ha anche rigenerato e migliorato. Il momento più positivo è stato quello in cui ho appreso con felicità di avere passato le prove del concorso in magistratura. Ho lavorato presso la corte d'appello e il tribunale e la procura di Milano come uditore giudiziario, una sorta di magistrato apprendista, sono stati quasi due anni molto belli. La funzione di giudice del lavoro mi è piaciuta molto, anche grazie alla gentilezza e competenza degli avvocati del foro di Sassari.

L'Anonima Sequestri (o Anonima Sarda) è stata un'alleanza che per anni ha generato paura in Sardegna e tutta Italia.

In Sardegna non esiste più, l'ipotesi più plausibile è che servisse anche a fornire fondi neri ai settori eversivi legati ad alcune istituzioni pubbliche. Penso alla struttura Gladio e a strutture analoghe, quando con le indagini su uno degli ultimi sequestri si sono andati a toccare i nervi scoperti di questa alleanza. Quando è fiorito sempre di più il traffico di stupefacenti come fonte di redditi illeciti e non tracciabili, il fenomeno dei sequestri è sparito.

Il suo futuro professionale?

Per il momento sto beneficiando di una sorta di anno sabbatico di cui avevo tanto bisogno. Leggo, studio, sto vicino alla mia famiglia, scrivo sui social e per il giornale online Il Corriere Nazionale. Avevo depositato istanza per l'iscrizione ex lege (una iscrizione spettante di diritto a coloro che per almeno cinque anni abbiano svolto le funzioni di magistrato professionale) all'Albo degli avvocati, presso l'Ordine forense di Marsala, ma per una serie di motivi ho ritenuto opportuno ritirarla. Ora sto di nuovo valutando questa scelta, con domiciliazione presso uno studio legale di grande valore, ma in realtà non ho fretta perché ho ancora bisogno di riposo e di riflessione.

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