25 aprile con polemica nel comune di Pescaglia, con botta e risposta tra il sindaco Andrea Bonfanti e il gruppo di minoranza “Prima Pescaglia”.
Tutto è partito da una foto pubblicata dal capogruppo Pietro Tosi che lo ritraeva di fronte al monumento ai caduti, sottolineando che rendeva omaggio ai caduti e ai dispersi italiani nelle guerre.
Non si è fatta attendere la puntualizzazione del primo cittadino Bonfanti che ha stigmatizzando il gesto del consigliere di minoranza che non aveva riconosciuto il giusto senso della giornata della Liberazione.
“A Pescaglia è successa una cosa grave – commenta così il sindaco - Nella giornata in cui si festeggia la Liberazione (con la "L" maiuscola) dal nazifascismo del nostro Paese, il capogruppo della minoranza si è recato al nostro municipio per rendere omaggio ai caduti di tutte le guerre, in contrapposizione alla Festa della Liberazione che si festeggia oggi in tutta la nazione. Tralasciando il fatto che i caduti delle guerre, in Italia, si ricordano ogni anno con cerimonia solenne il 4 Novembre, questo gesto è un affronto nei confronti di chi ha sacrificato la propria vita per liberare il nostro paese dall'odio e dalla dittatura fascista, nei confronti dei nostri Padri Costituenti nei confronti dei martiri del nazifascismo come Don Aldo Mei”.
“Caro Pietro Tosi, oggi si festeggia la Resistenza, si festeggia la Libertà riconquistata e quanti si sono immolati in nome di quegli ideali. Tentare di sminuire questi ideali, alla base della Costituzione sulla quale anche tu hai giurato, è un'offesa alla Repubblica Italiana che festeggia oggi la Liberazione, ancora più grave perché fatta da chi siede in un Consiglio Comunale di quella stessa Repubblica. Aspetto le tue scuse pubbliche alla Repubblica Italiana in primis e poi al Comune di Pescaglia per questo gesto ipocrita e irresponsabile. In caso contrario non mancherò di segnalare all'autorità competente”.
Di seguito è arrivata la replica congiunta da parte del gruppo di opposizione “Prima Pescaglia” e del commissario Lega MediavalleGarfagnana Luigi Pellegrinotti.
“Caro sindaco, ancora una volta hai perso l'occasione per fare di una giornata importante come questa una data di pacificazione ed unità nazionale. Come ben saprai, come ci ha insegnato la storiografia italiana dagli anni '70 in poi, la guerra di Liberazione in Italia è stata anche, purtroppo, una guerra civile. Nessuno di noi, ed in particolare il capogruppo di Prima Pescaglia, ha mai voluto dare una etichetta di buoni o di cattivi a chi, settant'anni or sono, combatté, o perse la vita in quel tragico periodo della Storia del nostro Paese. Accanto a partigiani, combatterono soldati italiani, americani, inglesi e così via: uniti nello spirito comune di tutelare quelle Libertà sulle quali, come primo cittadino, tu hai giurato indossando la fascia tricolore”.
“Quelle libertà comprendono la libertà di espressione, e mai, come oggi, dovresti apprezzare non una provocazione ma un sentimento di amore verso il nostro Paese, verso la nostra comunità e la nostra storia; un segnale di apertura per dire basta alle divisioni che, in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo per colpa di questo nuovo e subdolo nemico, il coronavirus, stiamo attraversando e che oggi più che mai dovrebbero essere superate per ritrovarci uniti, fianco a fianco a lottare ancora dalla stessa parte, come nel 1945”.
“Ci dispiace profondamente che questo messaggio sia stato frainteso, strumentalizzato e mistificato, ci duole ancora di più che a farlo sia stato il sindaco del nostro comune, il primo cittadino, colui che
dovrebbe rappresentare l'unità di tutta la nostra comunità e non quello che scende nella provocazione e nella rissa verbale. Noi vogliamo vedere al futuro, oggi più che mai liberi, grazie a chi ha difeso l'Italia per renderla una democrazia e non una dittatura nera, bianca o rossa. Ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione”; ricordando questa frase di Cesare Pavese, ricordando gli italiani che sono morti, poiché la morte trascende le divisioni di parte, consapevoli di chi lottava per una giusta causa e di chi lottava per quella sbagliata, ti porgiamo i nostri più cordiali saluti, auspicando ancora una volta la nostra voglia di superare le divisioni e di essere uniti come un unico popolo”.
Viva l'Italia.