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Scritto da Redazione
L'evento
27 Giugno 2021

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E chi mai poteva pensare che dietro quel cancello in ferro battuto si nascondesse l'ennesima, meravigliosa sorpresa che questa città riserba, da sempre, a coloro che si addentrano nelle sue viscere? Sì, perché Corte Cenami, proprio sotto palazzo Cenami, poteva essere tutto, ma poteva anche essere meno. Poi, anche quando il cancello era aperto, si intravedeva una sorta di slargo senza arte né parte, un po' trascurato, privo di qualunque attrattiva per il visitatore che volesse conoscere questo angolo prezioso della Lucca di un tempo.

Così, quando ci siamo avvicinati per ammirare l'opera di rivitalizzazione spinta portata avanti in poco tempo da quel genio della ristorazione e del commercio che è Antonio Di Cecio affiancato dalla figlia Alessia che ne è degna erede in tutti i sensi, non credevamo ai nostri occhi. E' in questo modo che si ridà valore alla città e si consente ai turisti di gioire di un nuovo che dovrebbe avanzare e che, invece, per colpa di un covid cui non crede quasi più nessuno, è sempre più vecchio.

Sarà che a noi è una pianta che restituisce gioia estiva e voglia di mandare a quel paese mascherine o burqa che dir si voglia, ma la Bougainvillea ci fa innamorare sempre e comunque. Così, quando abbiamo visto le numerose piante che Antonio ha piazzato all'ingresso e lungo il corridoio che immette nella corte, bene, abbiamo applaudito e davvero riteniamo che il sindaco in primis con la sua corte dovrebbero venire a ringraziare quegli imprenditori che ancora sono capaci di investire in questa città in questo modo.

"Ho voluto scommettere anche se c'è stato il covid - spiega Di Cecio - In fondo questa pandemia ci ha costretti a riflettere durante i mesi passati a stare con la saracinesca abbassata. E ora che abbiamo riaperto e prima che ci chiudano nuovamente, bisognava essere disposti a rischiare e a tentare di fare il massimo per attrarre i turisti e gli stessi lucchesi. E così ho voluto fare. Ho cercato di correre in un paese dove tutti a stento cercano di camminare. A proposito di camminare, sto cercando e credo di non essere l'unico, sette camerieri professionisti, ma non se ne trovano, tutti a casa con il reddito di cittadinanza che si guardano bene dal voler perdere. Grazie al Governo per tutto questo e per la lezione che insegna ai giovani".

Ci sediamo, noi e l'infaticabile Cip(rian) al tavolo proprio al centro della corte e di fronte alla Tv, un mega schermo su cui si può ammirare la partita dell'Italia con l'Austria. La televisione è piazzata su una grossa botte che fa molto pittoresco. Anche questo montato in due giorni. Qui non si frigge con l'acqua.

Oltre ad Antonio che salta come un grillo da un tavolo all'altro, c'è la figlia Alessia che non perde un colpo. 18 anni e già consapevole delle proprie responsabilità, dalla mattina alla sera al lavoro, altro che redditi di emergenza, solidarietà, assistenzialismo verace e vorace e chi più ne ha più ne metta. Di Cecio è come i genitori di una volta, la vita dipende da quello che vogliamo fare e da come intendiamo farlo, niente scuse e niente regali perché la vita, in genere, di regali ne fa veramente pochi.

Siamo a dieta. Ferrea? Quasi. Carboidrati banditi, ci fiondiamo su una insalatona e facciamo razzia di contorni, ottimi i ceci, i fagioli sublimi, le verdure grigliate uno spettacolo. Le patate sono ancora un po' crude, ma tanto le ha ordinate il Cip(rian) che, infatti, avvisa Antonio Di Cecio che vola in cucina a correggere il tiro. Qui si fa gioco di squadra.

Niente vino mentre il nostro collega si sarà bevuto, a fine pasto, tre birre perché, dice, in Romania la birra va via come il vino. Magari potessimo farlo anche noi, ma aver perso sette chili in tre mesi e doverne smaltire altrettanti entro settembre, ci fa chiudere gli occhi e imporre una autodisciplina ferrea. Acqua e ancora acqua.

In fondo all'ingresso, su via Cenami, sbucano i vigili urbani per i consueti controlli, chiedono, osservano, poi se ne vanno. Noi, nel frattempo, ci ingozziamo di legumi e verdure.

La corte si affolla, arrivano giovani e turisti, è uno spettacolo che riscalda il cuore, allieta la mente e rinvigorisce lo sguardo. C'è bisogno di gente, c'è bisogno di vita dopo mesi di morte impostaci senza senso e senza criterio. La gente, si vede, ha voglia di vivere anche se in troppi continuano a indossare, con 25 gradi all'ombra e anche 30° il pomeriggio, la mascherina che non serve, e non lo diciamo noi, se non a introdurre meno quantità di ossigeno nei polmoni e, quindi, nel sangue.

Chi si occupa di igiene mentale, infatti, è alla disperazione: la gente ha sbroccato dice e ha ragione.

"Questo angolo l'avevo adocchiato da tempo - racconta Antonio - e ci volevo realizzare qualcosa. Così, un mese fa, ho spinto sull'acceleratore. Ed ecco cosa abbiamo fatto in breve tempo. Se sono contento? Sì, ho restituito alla città un pezzo di fascino che i turisti e gli stessi lucchesi mi chiedono di poter ammirare scattando fotografie. Questa è la mia più bella soddisfazione. Mi piacerebbe che qualcuno anche dell autorità venisse ad ammirare questa corte che è stata invisibile agli occhi dei più per molto tempo. Merita davvero, è bellissima. Il problema? Che adesso tutti vogliono mangiare qui e su via Cenami non c'è più il pienone di prima. A parte gli scherzi, siam o soddisfatti e speriamo che l'estate ci ripaghi di tanti sacrifici".

Foto Ciprian Gheorghita

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