Con la Toscana in zona gialla - e speriamo che continui a restarci a lungo - anche i ristoratori, sia pure a metà, sono tornati a respirare. Locali aperti, quindi, a pranzo e asporto, purtroppo, per la sera. Ma tant'è. Meglio non scendere in polemiche almeno oggi che siamo saliti, si fa per dire, al ristorante La Torre a Montecarlo, all'interno dell'agriturismo omonimo. Ad attenderci, avevamo prenotato, Chiara Gambacorti ed Elisabetta Gemignani, figlie d'arte all'insegna della gastronomia più genuina.
Avevamo, in realtà, già chiamato una settimana fa, ma ci era stato spiegato che la scelta, dovuta anche alla necessità di organizzare la riapertura, era slittata di una settimana, così avevamo prenotato per sabato 23 gennaio a pranzo. Dopo un paio di giorni di rovesci costanti e intensi - e poi qualcuno venga a parlarci di siccità questa estate - uno squarcio di sole ci ha accolto all'ingresso del ristorante sulla salita che conduce al borgo di Montecarlo.
Restiamo fuori, si sta bene, farà fresco, ma non ci spaventa assolutamente. Sarà un caso, ma ogni qualvolta mettiamo piede - e stomaco - da queste parti, sarà per l'ambiente circostante sarà per la gentilezza e l'accoglienza delle nostre chef, puntualmente riceviamo un beneficio robusto sia per il corpo sia, soprattutto, per l'anima. Consigliamo vivamente il posto a chi ha voglia di evadere, per qualche ora, dalle ansie delle nostre esistenze quotidiane.
Ovviamente non c'è bisogno, o quasi, di dare una occhiata al menu. Quando veniamo qui, abbiamo ben chiaro cosa vogliamo e, in cima alla lista, ci sono gli immancabili, fantastici, appetitosi, roba da strapazzo delle papille gustative, spaghetti alla Beppe, una ricetta semplice, ma originale che il papà di Elisabetta, Gian Piero, il proprietario del ristorante Solferino a San Macario in Piano. L'unico problema è che i classici 120 grammi non ci bastano così chiediamo a Betty il raddoppio e la risposta non può che essere affermativa. Aggiungiamo un pecorino al forno con radicchio, zucchine e altre verdure al forno. E attendiamo.
Inganniamo l'attesa degustando una fetta di pane bagnata con l'olio bio della Fattoria La Torre, dal gusto amarognolo, squisito. Anche la focaccia della casa, morbida, ci spinge al... peccato.
Quando arrivano gli spaghetti alla Beppe confrontiamo, inevitabilmente, la nostra porzione, maggiorata, con quella ordinata da chi ci sta accanto. Effettivamente la differenza c'è. Anche la sua è sicuramente superiore alla portata normale.
C'è poco da dire. Da divoratori quali siamo, mangiamo con gusto e il sugo nel quale sono immersi, quasi affogati, gli spaghetti, è divino. Provare per credere, una goduria della quale non ringrazieremo mai abbastanza la Thelma e Louise della gastronomia lucchese e non solo. Ci vengono in mente, se proprio vogliamo equiparare il piatto ad altri simili, le fettuccine di Alfredo in via della Scrofa a Roma o i tagliolini gratinati dell'Harry's Bar a Firenze sul lungotevere Vespucci e, perché no, per restare a queste latitudini, anche le tagliatelle che l'amico Samuele Cosentino condisce direttamente nella forma di parmigiano reggiano svuotata ad hoc.
250 grammi di pasta sono abbastanza, ma ricordando le nostre scorribande culinarie dall'amico Mario Mazzero titolare del ristorante St. Bartholomeo in via Anfiteatro - a proposito, presto arriveremo a mangiarci un po' di primi piatti alla romana - quando divoravamo 500 grammi di spaghetti cacio e pepe o alla carbonara adagiati su tanto di fiamminga ellittica, non ci meravigliamo e proviamo anche un po' di nostalgia.Ma l'età incorre ed avanza, quindi restiamo parchi.
Giunge il pecorino con le verdure ed è una delizia che lasciamo, dopo breve assaggio, a chi ci segue in queste scampagnate gastronomiche. Il sole si fa largo tra le nuvole e, finalmente, si prende tutto lo spazio necessario a riscaldarci i cuori e i volti. Che favola.
Poi dicono per quale ragione difendiamo a spada tratta i ristoratori: semplice, essi ci rendono la vita più leggera e permettono quella socializzazione all'insegna di una riscoperta di ciò che appartiene al profondo di ognuno di noi. Il convivio, tanto per citare Platone che raccontava di Socrate. Evitiamo le polemiche, ma possibile che questa classe digerente buona, soprattutto se non soltanto, a digerire i lauti stipendi che percepisce, non si rende conto che la nostra identità storica, culturale, geografica, passa e si fonda anche su questa eccellenza nazionale che sono, appunto, i ristoratori made in Italy?
Grazie Chiara e grazie Betty. Stiamo andando via, ma è come se già stessimo tornando.
Ristorante enoteca La Torre
Via Provinciale, 7
Montecarlo
Telefono: 0583 229495