Si è tenuto nei giorni scorsi il primo incontro tra gli Uffici del Parco e il Gruppo di lavoro esterno incaricato della redazione del Piano integrato per il Parco composto da professionisti di varie discipline tra geologi, esperti botanici e forestali, esperti di zoologia e agronomia, biologia, economia ed ecologia, chimica, esperti di paesaggio e architetti.
All’incontro sono state affrontati tutti i temi che saranno al centro di quello strumento complesso che è il Piano integrato per il parco. Tre le priorità negli indirizzi forniti dal Presidente dell’ente Alberto Putamorsi al tavolo de tecnici. Il primo, già più volte e pubblicamente annunciato, è la riduzione della superficie delle aree estrattive di almeno il 30%.
L’altro è fornito dalla grande opportunità offerta da questo piano che, per la prima volta, è un piano integrato, cioè unisce la parte pianificatoria a quella programmatoria. Il nuovo Piano dunque non solo detterà le regole di utilizzo del territorio, ma definirà anche la programmazione socio economica. Un’occasione importante per il futuro delle comunità di residenti che abitano il Parco. A questo proposito, per la definizione del Piano è previsto il censimento di tutte le attività agrosilvopastorali che si svolgono sulle Apuane per fotografare l’economia che le caratterizza.
“L’obiettivo – spiega il presidente Alberto Putamorsi – è conoscere con approccio preciso e scientifico l’esistenza di attività economiche delle popolazioni residenti nelle Apuane e soprattutto individuare strumenti per tutelarle, sostenerle e incoraggiarle. Ci sono giovani e meno giovani che praticano agricoltura e pastorizia, ci sono piccole attività commerciali e realtà virtuose, che tengono vivi i borghi e le comunità che potranno trovare sostegno in questo nuovo piano.”
Infine, è stato indicata come preminente la realizzazione di uno studio capillare e puntuale delle interconnessioni esistenti tra l’escavazione e la falda acquifera sotto le Alpi Apuane. “Intendimento del progetto – spiega Putamorsi - è la massima tutela degli acquiferi sotto le Apuane, che rappresenta una delle più importanti e cospicue riserve di acqua dolce dell’Italia peninsulare. Servirà a capire con precisione l’incidenza dell’attività estrattiva sui corpi idrici superficiali e sotterranei, anche in considerazione del fatto che alcuni fiumi e loro affluenti attraversano alcuni siti della Rete Natura 2000.”