"Nonostante le rassicurazioni del ministro dell'Agricoltura Teresa Bellanova, all'indomani del decreto "Cura Italia", siamo costretti a segnalare che per mettere in sicurezza il settore florovivaistico servono misure straordinarie che niente hanno a che vedere con quanto messo in atto fino ad oggi. Il nostro comparto in questo momento della produzione è attivo ai massimi livelli con costi esorbitanti di produzione che non saranno coperti né da vendite né da fatturati" E' l'allarme lanciato da Francesco Mati, presidente della sezione prodotto florovivaistico di Confagricoltura Toscana.
"Solo per il mercato floricolo dell'alta Toscana (province di Pistoia e Lucca) – spiega Mati - con un fatturato annuo di 150 milioni, si stimano perdite fino all'80% a causa di tutti gli eventi e ricorrenze che sono saltati e che salteranno in questi mesi. Il mercato vivaistico ha invece fortemente rallentato spedizioni e vendite all'indomani della chiusura dei mercati extra Ue e successivamente con la chiusura delle frontiere europee. C'è grande paura e grande timore, soprattutto a Pistoia dove egli ultimi 3 anni si era registrato un trend di crescita nell'export che aveva riportato l'economia a numeri del periodo pre-crisi fino a 700 milioni di fatturato di cui 500 milioni di esportazioni e che rischia di andare completamente perduto."
"Servono quindi misure straordinarie – conclude Mati - dobbiamo prevedere ad esempio la possibilità di far continuare a lavorare dipendenti a cui è stata concessa la cassa integrazione. Oggi mandare a casa i dipendenti significherebbe infatti abbandonare anni di investimenti e sacrifici. Chiediamo alla Regione Toscana di farsi sentire con il Governo perché il settore florovivaistico toscano rappresenta un terzo della PLV agricola (produzione lorda vendibile) con un'occupazione di 12mila occupati. Se vogliamo che la maggior parte delle aziende con i loro dipendenti sia messa in condizione di riaprire, serve agire subito."