Non tira una buona aria, in generale. All'orizzonte si profila una nube che promette tempesta. Per qualcuno, la minaccia è alle porte; per altri, è già in casa. Tanti faticano ancora a pronunciare quella parola che gli è entrata ormai sotto pelle. Guerra. Chi la nasconde sotto il tappeto dell'ipocrisia; chi della cronaca interna.
Il fatto è che, per qualcuno, quella parola - così astratta e avulsa dal recente alfabeto - è già una ferita viva, dolorosa, straziante. Un'emorragia che non si arresta. Per chi, fortunato, è cresciuto nel limbo che separa un conflitto dall'altro - una terra di mezzo che, la storia ci insegna, ha confini precisi - quella cicatrice sull'anima, cauterizzata ma mai - evidentemente - rimarginata, sembra sull'orlo di riaprirsi.
Sul fondo del baratro c'è sempre uno specchio di verità: c'è chi sceglie di guardarlo, chi di voltarsi dall'altra parte.
Domenica, ad Assisi, migliaia di manifestanti hanno preso parte alla marcia per la pace con lo scopo di dire "no alla guerra". Una goccia nell'oceano. Ma importante. Importante, innanzitutto, perché la loro presenza è stata una testimonianza. "Io ci sono" sembrava dire il lungo e variopinto serpentone. Importante, poi, perché il tessuto della storia - quella con la 's' maiuscola - è fatto di tante piccole micro-storie che vedono il macro-cosmo umano protagonista di ognuna di esse.
Prendere posizione, come insegna Camus, ci solleva dal rischio di estraniarci dal mondo. E fa piacere sapere che ad Assisi, domenica, c'era anche una piccola delegazione di manifestanti dalla Garfagnana. Un gruppo da Castelnuovo, lì, in prima fila. Tra la folla. A tenere alto il baluardo della pace conquistata con il sacrificio di tanti martiri.
Mai manifestazione silenziosa ha fatto tanto rumore. Il pacifico corteo, partito da Santa Maria degli Angeli ed asceso fino alla Basilica di San Francesco, ha colorato di nuove sfumature una bellissima e limpida giornata autunnale. Chi c'era, lo sa. Una corrente nuova spirava nell'aria. Un battito d'ali ha smosso un uragano. Chissà se le correnti ne risentiranno.
Il destino dell'uomo è sempre l'attimo di una scelta. E il manifestarsi è lo strumento alla base di ogni agire sul mondo.