L’emergenza covid non è ancora terminata, anzi va avanti da quasi un anno, con qualche pausa: ci riferiamo non tanto a quella sanitaria quanto a quella economica che ha colpito e continua a farlo l’attività di gran parte del settore commerciale. La parte del “leone”, in questa penosa classifica a chi ci rimette di più, vede ai primi posti ovviamente il settore della ristorazione e dei bar, costretti da mesi ad un valzer tra chiusure ed aperture a singhiozzo e con limitazioni.
Inoltre ci sono interi settori fermi o fortemente limitati, vedi le scuole con minore presenza di studenti, gli uffici in smart working, le attività sportive bloccate da mesi, gli eventi e gli spettacoli che sono divenuti un lontano ricordo.
Ne viene fuori un complesso che colpisce l’economia in generale: a Castelnuovo di Garfagnana, un’area appare lo specchio di quanto espresso sopra, la zona degli impianti sportivi. Da queste parti, fin dal lockdown, l’unico traffico mai interrotto pare essere quello di auto e persone dirette alla tensostruttura per eseguire i tamponi o per recarsi in farmacia, per il resto il mondo non è più quello di un anno fa. Non c’è il flusso continuo di studenti, non ci sono più le centinaia (ogni giorno) di bambini, giovani e adulti che affollavano i vari impianti sportivi, desolatamente chiusi. Campionati e allenamenti fermi per il calcio (due campi sportivi), il basket (Palazzetto dello Sport), il volley (palestra scuole), il tennis (3 campi), il nuoto (la piscina comunale), le bocce, perfino l’atletica è quasi ferma. Di eventi nemmeno l’ombra: basti pensare a Terra Unica, che lo scorso anno richiamò alla tensostruttura migliaia di persone, oppure al Rally del Ciocco, oppure ai vari tornei sportivi. Insomma un crollo delle presenze che si ripercuote sull’economia del territorio ed in particolare di questa zona.
Per farci un’idea abbiamo fatto un giro tra alcune delle attività commerciali più colpite, i bar e ristoranti. “La situazione è sotto gli occhi di tutti – esordisce Maurizio della pizzeria Da Maury – non ho ancora fatto calcoli precisi ma nel 2020 ritengo di aver perso tranquillamente il 60% di fatturato. Al di là dei mesi di chiusura, negli altri il lavoro è stato ad intermittenza e la gente non aveva molta voglia di uscire e consumare. Da me mancano i ragazzi della scuola (stanno tornando da ora), manca tutto il giro dello sport, ovviamente, le persone che portavano con sé i vari eventi organizzati presso la tensostruttura”.
Come ve la siete cavata? “Come vedete, a lavorare sono rimasto solo io, senza dipendenti e con orario ridotto. Mi salvo con i pranzi di lavoro degli uffici, con un po' di asporto il fine settimana. Sono inoltre fortunato non dovendo pagare l’affitto, ho tamponato un po' di spese con i contributi del governo e del comune di Castelnuovo, che ha compiuto un bello sforzo”.
“Situazione sempre più difficile per noi commercianti – gli fa eco Cristiano del ristorante pizzeria La Rocca – perché pur lavorando molto meno non si sono mai interrotte le tante spese di un’attività, l’affitto, la luce, il riscaldamento, l’acqua, i rifiuti, per ricordare solo quelle principali. Non nego che ci sia stato qualche aiuto sotto forma di contributi ma sono gocce nel mare, è mancato un provvedimento forte come il blocco completo di certe tasse o utenze. Alle fine qualcuno pagherà il conto, dubito che nessuna attività non chiuda da qui in avanti”.
Massimo Salotti gestisce due bar a Castelnuovo, il New Bar e il Twitter, di fronte allo stadio comunale: “Abbiamo tenuto botta, a costo di grandi sacrifici. In un anno ho perso oltre il 60%, per diverso tempo ho tenuto aperto un solo bar, chiudendo quello agli impianti sportivi. In generale ho avuto penalizzazioni ad entrambi i bar, perché ciascuno ha una tipologia di clientela differente. A lavorare ci sono soltanto io e i miei familiari, mentre tutti i dipendenti sono a casa, di questo mi dispiace molto. Ripeto, personalmente me la sono cavata, senza guadagnarci ma almeno tenendo in piedi l’attività però a costo di abbattere la forza lavoro e questo alla lunga rappresenta un danno all’economia di una comunità”.