Mentre fuori 'piove un mondo freddo' - per dirla col grande cantautore astigiano -, c'è chi si rifugia nel calore di una piccola biblioteca per ascoltare una scrittrice che parla.
Già è romantico così: la pioggia che batte, gli scaffali stracolmi, il silenzio della sala. Ma c'è di più: ci sono i giovani della consulta, quelli del Circolo del Riccio, che offrono pasticcini e tisane rilassanti ai convenuti; c'è poi l'assessore alle politiche giovanili del comune, Chiara Bechelli, solerte sostenitrice del gruppo; e ci sono, infine, tutti quanti i libri intorno, che parlano e ascoltano anche loro - per l'animo sensibile che li può capire.
Alla "Domenico Pacchi" di Castelnuovo si respira un'aria di umanità, prima di tutto. Poi, di cultura. Ospite della serata: Talatou Clèmentine Pacmogda. Non lasciatevi spaventare dal nome, apparentemente, complicato. Talatou vuol dire 'martedì' in burkinabè. E Clèmentine... beh, già suona più familiare: avete presenti le clementine, gli agrumi? Sì, proprio così. Talatou Clèmentine è una burkinabè e nella sua cultura i nomi sono importanti perché racchiudono sempre delle storie.
Noi queste storie le sappiamo perché un giorno, Clèmentine, ha deciso di resistere alla tentazione di lasciarsi schiacciare dal peso della vita. Non solo. Ha deciso anche di raccontarla questa resistenza, e di racchiuderla in un libro autobiografico intitolato "Basnewende".
L'insegnamento principale di Clèmentine è questo: la vita non è un diritto acquisito dalla nascita, ma una conquista che si fa ogni giorno combattendo col sudore sulla fronte, le gambe deboli e il fiato a metà. "Non tutte le persone partono con gli stessi diritti e le stesse basi di partenza - afferma la scrittrice -. Alcuni sembra che abbiano il destino segnato. La scuola, la sanità, il lavoro: come possono essere diritti se mancano le infrastrutture e le condizioni economiche minime per accedervi?"
A volte la voce di Clèmentine si fa rotta. Il tono di voce si abbassa all'improvviso, un pesante macigno sembra che le gravi sul cuore. "La vita me la sono fatta da sola - dichiara -, ne sono orgogliosa, ma non è normale. Non ho avuto la possibilità di avere una mamma, il padre l'ho perso. A un certo punto mi sono sentita come se nessuno mi amasse".
I ragazzi sono come rapiti dal suo racconto. Persino un po' di commozione attraversa i loro occhi. Di certo, provano ammirazione per questa donna così forte. L'aria si fa rarefatta quando Clèmentine finisce un racconto. Alla fine, l'applauso di commiato è quasi liberatorio: troppe le emozioni trattenute.
La serata vola via che è un piacere. Più la scrittrice si apre - raccontando il suo passato - più alcune domande, nel pubblico, sorgono spontanee: "Come fa, dopo tutto quello che ha passato, a non portare rancore?" Già. Portare rancore sarebbe stata, forse, la reazione più naturale. Ma proprio qui sta, in fondo, la forza di Clèmentine: nell'aver resistito alla tentazione dell'odio.
Basnewende: la storia di Clèmentine conquista i giovani della consulta
Scritto da andrea cosimini
Castelnuovo
16 Novembre 2022
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