In questi ultimi tre mesi di emergenza Covid19, gli attori, i macchinisti, gli operatori culturali e i cantanti, sono rimasti senza stipendio.
"In Toscana sono circa 17 mila – fanno notare Damiano Simonetti, responsabile relazioni esterne Lega e Yamila Bertieri, consigliere Lega a Borgo a Mozzano - purtroppo tutte queste categorie risentono, e, risentiranno delle conseguenze causate da questa pandemia. Ad oggi, i lavoratori del settore spettacolo, sono fermi, perché come ha previsto l'ultimo Dpcm, i teatri, i cinema e gli spettacoli ripartiranno dal 15 giugno, con ingressi scaglionati, creando difficoltà nell'industria della musica, dei cinema e dell'editoria, le conseguenze sono state e saranno, concerti annulati, interi tour rimandati di un anno e/o festival estivi come il Summer Festival al Lucca, annullati. È una situazione che sta creando malumore e sconforto".
I due politici chiedono che queste categorie vengano salvaguardate e venga presa una decisione seria che tenga in giusto conto la loro professionalità e soprattutto la loro dignità di lavoratori e cittadini che pagano le tasse come tutti.
"Inoltre - prosegue Simonetti - gli deve essere garantito il giusto supporto, che, non deve venire attraverso bandi creati dai singoli comuni già messi a dura prova, ma, dal Governo attraverso una garanzia di un welfare ordinario che, tratta, questa tipologia di lavoratori, come le altre categorie, permettendogli la sospensione dei versamenti F24, la cassa integrazione, la sospensione o il posticipo dei versamenti SIAE, oltre ai termini per il versamento dei tributi".
"Sarebbe anche opportuno – interviene Bertieri - l'accesso al credito facilitato, l’introduzione di un’indennità, il rinforzo del FUS (Fondo Unico dello Spettacolo), meccanismo utilizzato dal governo italiano per regolare l'intervento pubblico nei settori del mondo dello spettacolo".
"Non dimentichiamo poi tecnici, i facchini, i responsabili di produzione, le agenzie di booking e i service che lavorano regime di Partia IVA - concludono i due politici -. Deve essere, applicato anche per loro, il primo comma dell'articolo 36 della Costituzione, ultimamente messa da parte, che recita:" Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa!”