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Scritto da loreno bertolacci
Borgo a Mozzano
25 Marzo 2024

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Scorci suggestivi di un borgo, quello di San Romano di Borgo a Mozzano, hanno fatto da cornice speciale nella serata di ieri. Complice un cielo stellato con una luna piena che ha illuminato in modo soffuso scenari indimenticabili. Parafrasando espressioni note: cotanta bellezza in un borgo antico tanto piccolo, ma così operoso e vivo.

Prima di arrivare sulla “scena del delitto del nostro Creatore”, si deve affrontare una strada tortuosa che si snoda sul versante della montagna e che ti porta, in pochi attimi, in quota. Da quell’altezza, in una notte limpida come quella della serata di ieri, con la complicità di quella luna che ha dato il giusto apporto di luce, si può ammirare la bellezza della vallata del Serchio, le sue luci, i suoi borghi, le sue strade. Insomma quella bellezza del creato che la stupidità umana giornalmente prova a distruggere. Insieme a suo Creatore che, di lì a poco, avremmo visto in croce, in una rappresentazione che ha lasciato tutti, credo, senza fiato.

Un grande afflusso di gente nel piccolo borgo che ci ha accolto tutto illuminato con una fiaccolata lungo le stradine anguste e caratteristiche, fiaccolata che segnalava il passaggio della Sequela Christi. L’interruzione del covid non è riuscita a scalfire la professionalità e la bellezza di questa manifestazione che ha visto un grande numero di comparse e figuranti che si sono alternati nelle varie scenografie e rappresentazioni.

L’ingresso in Gerusalemme di Gesù non si è fatto attendere e puntualmente, acclamato dalla folla, è arrivato con tutto il seguito. Ma questo è stato solo l’inizio di una serie di emozioni che hanno suscitato riflessione e consapevolezza di quanto sia stato grande l’amore per noi da parte del nostro Creatore.

Seguendo il corteo rappresentativo degli ultimi giorni della vita di Gesù siamo arrivati alla piazza del Crociale dove è stata rappresentata l’ultima cena. Momento cruciale della vita terrena del figlio di Dio nella quale, spezzando il pane e distribuendo il vino, ha sancito quel legame terreno indissolubile tra il Creatore e il creato, tra il Dio che ha mandato suo figlio per salvare il mondo e quel mondo che l’ha rifiutato e ucciso barbaramente in croce.

Anche qui le sensazioni che hanno pervaso le menti e soprattutto l’anima dei presenti, credo, siano state intensissime. Si avvertiva un contesto calato nella realtà dei quei secoli, un intorno che si era perfettamente plasmato ad uno scenario, quello dell’ultima cena, che assumeva una valenza di attualità seppur contestualizzato e raffigurato in altra epoca. Un unicum che sanciva un concetto per il piccolo borgo di San Romano: sembrava che avesse da sempre ospitato l’ultima cena di Gesù. Che dire di più, le foto non daranno ragione a quello che gli occhi e i sensi avvertivano con la presenza fisica sulle scene.

Ma la Sequela Christi ha continuato ininterrottamente a trasmettere emozioni, sfruttando scorci incredibili del piccolo borgo che sembravano fatti apposta per ospitare una rappresentazione tanto difficile quanto profonda , quella della vita terrena di Gesù negli ultimi giorni prima della crocifissione.

Il giardino di Maria Luisa, il Getsemani naturale per questo momento del figlio di Dio. Forse il più difficile da rappresentare, il momento nel quale l’essere umano tradisce il divino e tradisce di conseguenza anche sé stesso. Poi, a seguire, il processo alla terrazza di Roby, un pulpito naturale che sembrava aver rivestito da sempre quelle caratteristiche di oratorio per la folla. Quella folla che non volle salvare la vita del suo creatore ma preferì la liberazione di Barabba.

Le urla della madre, Maria, hanno rotto il grande silenzio che c’è stato per tutta la sera, che ha avvolto magicamente la manifestazione ovattandola da tutto quel rumore e brusio delle aree più affollate, quel silenzio che caratterizza il contesto in cui il borgo si trova, tra i boschi della valle. Quel silenzio dicevamo che aiutava e aiuta a pensare, ad analizzare il nostro legame con il divino. Spesso quel silenzio incredulo che deriva da una forte emozione e sorpresa. Eh si, una bella sorpresa riservata a tutti ha organizzato San Romano con questa bellissima manifestazione.

Lungo le vie che piano piano ci riportavano all’ingresso del paese, Simone di Cirene fa al sua comparsa sulla scena e di lì a poco, in un contesto ineccepibile sfuggito al folto pubblico presente perché tenuto sapientemente al buio, il triste epilogo della Sequela Christi, la crocifissione.

Quella crocifissione con i due ladroni, già presenti da tempo, sulle due croci a lato di quella predisposta per Gesù. I soldati che per tutto il tempo hanno percosso, accompagnandolo alla croce il figlio di Dio, hanno portato fino alla croce un Gesù che invocava il padre, ma che si rimetteva alla sua volontà. Dopo la crocefissione a San Rocco la manifestazione si è spostata nella chiesa parrocchiale nella quale gli angeli hanno annunziato la resurrezione di Gesù e dove la corale G. Puccini ha allietato con canti una chiesa stracolma di persone. Momento solenne a cui ha fatto seguito un rinfresco offerto a tutti i partecipanti.

Una manifestazione, quella della Sequela Christi che, per la piccola comunità di San Romano, si è resa possibile grazie anche alla collaborazione di tantissimi amici. Una comunità che è riuscita a mettere in piedi la rappresentazione degli ultimi giorni della vita di Gesù, dall’ingresso in Gerusalemme fino alla sua resurrezione, in un modo incredibilmente perfetto. Più di trenta le comparse, tanti paesani ma tanti accorsi anche da fuori che hanno prestato il loro aiuto.

Difficile descrivere momenti come questi, difficile trasmettere le sensazioni che si hanno, le foto faranno il loro lavoro ma la presenza, crediamo, sia il fattore umano più importante. Questo per calarsi in un mistero, quello per chi crede della fede, così ben descritto e rappresentato in iniziative lodevoli come quella dalla piccola-grande comunità, che accoglie e che propone, di San Romano di Borgo a Mozzano.

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