Una tragedia su cui è anche difficile esprimersi, un’efferatezza che ha persino raggiunto le cronache nazionali, una violenza così cinica da traumatizzare un’intera comunità. Il femminicidio di Maria Batista Ferreira da parte del marito Vittorio Pescaglini è, e resterà, una ferita aperta per l’intera Valle del Serchio e non solo. Come si può raggiungere una tale crudeltà nei confronti di una persona che professi di amare? È una domanda che si pongono in tanti, probabilmente tutti, e che ripropone l’atavico quesito sul perché la società civile e le istituzioni non siano in grado di arginare questo terrificante fenomeno che ogni anno si porta via centinaia di donne.
La politica, senza distinzioni, ha già ovviamente condannato l’accaduto con forza, ma i coordinamenti donne di Cgil e Spi-Cgil di Lucca sono andati oltre, chiedendo a gran voce che la morte di Ferreira non cada nell’oblio e sia, al contrario, un momento di riflessione e di azione per potenziare le contromisure alla violenza sulle donne.
Attraverso una nota ufficiale, infatti, i coordinamenti esortano la politica a sviluppare percorsi formativi e informativi nelle scuole e negli ambiti lavorativi, a rilasciare investimenti per il potenziamento dei consultori sanitari, dei centri antiviolenza, delle case rifugio e del reddito “Di libertà”, attuando così una strategia che non renda vana l’uccisione di Maria e permetta a tutte le altre donne che anche ora vivono in una situazione di difficoltà e violenza di avere gli strumenti e le tutele necessarie per liberarsi dall’oppressione di compagni o familiari.
“Il femminicidio non è il momento di follia – si legge in un estratto della nota – ma la fine di un percorso fatto di violenze, vessazioni, botte, isolamento sociale, ricatti e minacce. Come quello subito dalla povera Maria Batista Ferreira da parte del marito. Anche dieci giorni prima della tragedia ci sono stati botte e insulti, ma non sappiamo se Maria abbia sporto denuncia. Per strada, dopo che aveva subito gli schiaffi del marito, si fermò una pattuglia di carabinieri. La questione è stata sottovalutata? Perché non è scattato alcun codice di protezione? Vanno attuati subito percorsi di tutela per evitare un ennesimo, inaccettabile, raccapricciante femminicidio. Siamo profondamente arrabbiate, frustrate e addolorate per questa vita spezzata. Maria è morta, e con lei è morta una nostra sorella, amica, madre e figlia, come lo sono tutte le donne ammazzate […] Siamo qui per restare, non per essere ammazzate – chiosano i coordinamenti – E noi non stiamo in silenzio: gridiamo, e faremo tanto rumore per ottenere attenzione e provvedimenti che pongano fine ai femminicidi e alle violenze contro le donne. Un impegno da portare avanti insieme agli uomini, perché un mondo migliore per le donne è un mondo migliore per tutti”.