La Valle del Serchio produce energia elettrica per circa 220mila famiglie sfruttando una risorsa preziosa e rinnovabile: l'acqua. Si tratta del bacino idroelettrico più importante della Toscana, con addirittura l'86,46 per cento di tutta la produzione regionale.
Numeri che rendono il territorio della Garfagnana non solo in grado di garantire energia elettrica a tutte le famiglie residenti, che sono circa 20mila, ma di provvedere al fabbisogno delle imprese e delle famiglie dell'intera provincia di Lucca e oltre.
In un momento complesso come quello attuale, con il prezzo dell'energia elettrica pesantemente condizionato da quello del gas alle stelle, è urgente differenziare il costo dell'energia prodotta dalle fonti rinnovabili da quella prodotta da centrali a gas metano.
Serve una misura nazionale a vantaggio dei territori potenzialmente autosufficienti, quelli che ospitano gli impianti e che, come la Valle del Serchio, nei decenni precedenti hanno pagato il prezzo di un'industrializzazione che ha rappresentato sì una risorsa, ma ha anche lasciato segni indelebili sul paesaggio e l'ambiente naturale. Si pensi all'invaso di Vagli, a Gramolazzo e agli imponenti tralicci per trasportare l'elettricità.
Gli effetti di questa scelta sarebbero almeno due. Puntare sull'energia pulita, anzitutto, significa tutelare i posti di lavoro esistenti e generarne di nuovi, per un'economia innovativa e green che porterà, secondo alcune stime, a 500mila nuove persone occupate in Italia entro il 2030.
Le ricadute sulle famiglie della Valle del Serchio e dell'intera Lucchesia, inoltre, potranno essere immediate e riuscire a contrastare, da questo autunno, gli effetti devastanti del caro bollette: un'emergenza che arriva dopo due anni di incertezze per la pandemia e che rischia di divenire crisi sociale.
Occorre un piano nazionale per il risparmio energetico e interventi per aumentare sensibilmente la quota di rinnovabili prodotta in tutto il Paese: il Partito democratico parla chiaro nel suo programma per governare anche le ripercussioni delle crisi globali sull'Italia, con l'obiettivo di creare vere e proprie comunità energetiche. E la Valle del Serchio, per storia e natura, è già una comunità energetica autosufficiente.
Un territorio che, se incoraggiato da contributi nazionali, potrà puntare anche sui propri boschi e sulla propria agricoltura per la produzione di bioenergia a zero emissioni: quando i residui di legna da ardere e le ramaglie verdi di attività forestali e agricole, dette biomasse, vengono bruciate, rilasciano calore e una quantità di anidride carbonica assimilabile a quella emessa in natura nel corso di un ordinario processo di fotosintesi.
Il futuro energetico è lì e certo non nel nucleare, al quale l'Italia ha detto già no con due referendum e sarebbe pronta a dire di nuovo no con la costituzione di numerosi comitati civili: occorre essere realistici e puntare su fonti sicure, pulite e rinnovabili, in grado di dare risposte credibili e tempestive ai bisogni delle persone e delle imprese.
E quindi avanti, con il rafforzamento e la manutenzione delle infrastrutture, anche digitali. La valorizzazione della Valle del Serchio, avviata dal Partito democratico con i parlamentari Mariani e Marcucci e concretizzata con i progetti per le rocche antiche e i piccoli borghi, può e deve continuare a fare rima con opportunità di residenza e lavoro.