Kamala Harris le aveva tutte per vincere. Multietnica che non si capisce se sia pellerossa, afro-americana o…californiana, sposata a un ebreo, povera alla nascita, colta e salita grazie allo studio e a capacità da arrampicatrice incredibili. Altro che dolce e sorridente mammina come si presentava! Ma era l’erede di Obama e Biden, che per l’americano medio non son proprio il massimo, checché se ne dica. Al solito, inutile pensare che l’élite culturale, chic liberal o radical possa indicare la via. Comandano i singoli voti, quelli della middle class che riunisce la più parte della gente, e lo statunitense medio coi problemi economici che ha preferisce un presidente che curi prima di tutto le questioni interne. Perché queste elezioni son state la debacle della politica DEM. E Kamala ha perso pure il referendum per ampliare l’ambito di applicazione dell’aborto. Un cappotto. Obama ha speso l’iradiddio all’estero, fra Iraq e Afghanistan, mentre Trump, oltre a dettare i tempi della smobilitazione da quei teatri, stava pure per eliminare la missione di sostegno a Israele. Oltre ad aver spinto le imprese a tornare negli States lasciando il comodo suolo messicano. E Biden – compresa la lobby che l’ha sostenuto – incaponendosi a volersi candidare, e poi a mettere Kamala al suo posto, non ha saputo mettere un freno alla guerra in Ucraina. Il sonnacchioso e rintronato presidente le sue grosse responsabilità le ha e gli States non se lo possono più permettere di varare Piani Marshall a ripetizione per tutto il mondo. Il mutare dello scenario economico mondiale è stato potente campanello d’allarme. Lo scrissi tempo fa, e questo epilogo mi convince sempre più che i DEM sapessero che avrebbero perso, e che abbiano giocato la carta della bella signora perchè qualcuno doveva farsi maciullare, in attesa del prossimo turno elettorale. Tanto gli statunitensi una donna ancora non la vogliono alla Casa Bianca, se non come first lady. In questo, chapeau a Obama, che ha fatto fare un passo indietro alla mogliettina Michelle.
Ma a noi, cosa interessa di tutto questo? Che forse Trump, per i suoi rapporti con Putin, ma soprattutto per la sua scarsa propensione a spendere per gli alleati dalla manina corta, troverà una fine alla guerra in Ucraina, anche solo per esaurimento del flusso di denaro e armi. E pure Israele dovrà star attento e attendersi minor supporto. Che i partners europei della NATO avranno una controparte per nulla disposta a praticare il “mi armo e parto e voi – ingrati – liberi di criticare, mentre comunque faccio pure i vostri interessi”. Questo farà gl’interessi del suo Paese. Che per la parte politica italiana che inneggiava a Kamala senza manco sapere cosa volesse fare, se la sua vittoria era la loro vittoria, per logica la sconfitta è la loro sconfitta, a seguire quella ligure. Da uscire pazzi. Filotto, anzi credo fil”12”, devastante, risolvibile solo attraverso l’oppiosuzione su scala industriale. Magari cominciano a pensare che dopo ciò che sta accadendo in Francia, Austria, Olanda, forse la visione del mondo della maggioranza della gente comincia a cambiare. Che forse inclusione a tutti i costi, anche a dispetto di logica e raziocinio, è carta perdente. Sarà però difficile abdicare a questa loro visione elitaria del mondo, che comporta la sicurezza di essere gli unici capaci di capire cosa vada fatto. Che magari oggi dà problemi, ma un giorno ci porta tutti al paradiso. Del resto era la visione comunista: sacrificarsi per ora tutti, nella certezza che quella fosse la strada giusta per giungere alla società ideale, per i pronipoti. Beh, i pronipoti stanno ancora ad attendere, e la classe media non ha tutta questa voglia di attendere, non disponendo di villa a Capalbio dove farsi l’apericena in attesa del preconizzato radioso futuro.