Aprile dolce dormire, recita l’antico adagio, ma forse, in questo caso, sarebbe meglio dire “dolce sorridere”. La prima uscita di aprile del format dei “Giovedì al Museo”, come sempre organizzato dal Museo italiano dell’immaginario folklorico di Piazza al Serchio, regala infatti un’ilare serata in compagnia dell’ospite – ormai di casa – Michele Neri, che ha deliziato il pubblico in presenza e in collegamento telematico, tra i quali molti bambini, con una raccolta di storie e racconti popolari incentrati sulle scalcinate avventure di veri e propri “Grulli”: un insieme di gesta, se così si possono definire, riprese dalla tradizione orale toscana e da altre regioni italiane, uno spettacolo dinamico e incentrato sul buonumore dall’azzeccato titolo “Se non son grulli non si vogliano. Da Giufà a Cecco Grullo”.
Il materiale che il cantastorie fiorentino prende “in prestito” è di altissimo profilo: si passa dalle novelle di Renato Fucini, e in particolar modo la sua celebre “Il ciuco di Melesecche”, per finire con i racconti di Giuseppe Pitrè e le fiabe maremmane, senza dimenticare il corpus tragicomico siciliano, il Decameron di Giovanni Boccaccio e la documentazione raccolta e presente nell’archivio dello stesso museo.
Con un misurato equilibrio tra gesti e parole, durante la serata Neri è riuscito a evocare e portare in vita situazioni al limite del paradossale e protagonisti quantomeno improbabili, inseriti in una cornice senza tempo in cui molti hanno potuto ritrovare la loro infanzia e in grado di far emergere un forte sentimento di nostalgia.
Gli spettatori si fanno grosse e grasse risate, sarebbe difficile il contrario, guidati da una comicità raffinata ma nello stesso tempo semplice, pulita nonostante il continuo detto-non detto, di altri tempi insomma, a cui forse non siamo più nemmeno troppo abituati.