L’ultima volta ci sono passato diversi anni fa, con mio figlio di ritorno da un week-end all’Abetone, trovai l’Andrea spumeggiante e affettuoso dei tempi belli. Se ne stava di fronte ad un mortadellone gigantesco con l’intenzione di affrontarlo brandendo un coltellaccio luccicante. A tavola riuscì a farci assaggiare qualsiasi cosa lui volesse, senza mediazioni, raccontandoci la storia di ogni singola pietanza, dentro la storia più grande della passione che riempiva la sua vita: il cibo.
Andare al Vecchio Mulino a Castelnuovo era passare a salutare un amico, spizzicare roba gustosa e intelligente, imparare qualcosa su quello che sei dopo aver mangiato e quello che diventi a seconda di cosa metti in bocca.
Ci siamo rivisti altre volte dopo, con gli abbracci e l’immancabile domanda: “il bimbo come sta?”, mentre ti diceva “assaggia questo” porgendoti qualcosa di speciale.
E quel “bene” della mia risposta solo oggi mi rendo conto che serviva più a lui, perché il bene non basta mai e la vita è un frullo.
Io non son capace, ma Andrea avrebbe accompagnato queste righe di saluto con un pecorino galattico, corposo vino della casa e “Un pane così te, o sindaco, un l’hai mai sentito!”
Giorgio Del Ghingaro ricorda Andrea Bertucci: "Un amico impareggiabile e spumeggiante"
Scritto da giorgio del ghingaro
Castelnuovo
20 Settembre 2022
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