Gentile Azienda USL Toscana nord-ovest (un nome, no eh? Tanto per sapere se sto comunicando con un essere umano o con un’entità impersonale): io non ho capito nulla di quanto avete scritto in risposta alla mia testimonianza di un giorno di ordinaria amministrazione al pronto soccorso dell’ospedale Santa Croce. Parlo di “ordinaria” perché un Pronto Soccorso deve essere sempre preparato a gestire il sovraffollamento.
So che voi fate tutto il possibile, non lo nego e non l’ho mai negato. Purtroppo questa risposta in perfetto “burocratese”, con un colpo al cerchio e uno alla botte, dimostra quanto le autorità siano ben lontane dalla comprensione dei cittadini. Se non capisco io, che lavoro nei media da 40 anni, vuol dire che proprio non ci siamo.
Insomma, che mi volevate dire? Io mica l’ho capito. Che voi fate tanto e io non vi sono abbastanza riconoscente? Che voi state facendo tutto il possibile per sanare quanto è ormai ridotto all’osso? Non ho mai scritto il contrario, anzi. Ho scritto che “richiami, lettere, proteste” finora sono servite a ben poco. Perché il deterioramento della situazione è sotto gli occhi di tutti. Al punto che lo stesso personale mi ha detto di essere stremato.
Sono estremamente felice di appurare dei milioni di euro stanziati per il futuro. E, ribadisco, la mia lettera non era un articolo giornalistico, per il quale avrei dovuto applicare ben altre regole. Solo una testimonianza da paziente. Con la volontà non di distruggere, ma, come ho scritto, di smuovere le coscienze.
Tutti voi, cari signori dell’Azienda Usl Toscana nord –ovest potreste aver bisogno, prima o poi, di ricorrere a un Pronto Soccorso.
Mi chiedo se vi farebbe piacere, con un trauma cranico e una mano con un dolore insostenibile ricevere il primo antidolorifico alle 19.45, ovvero quasi cinque ore dopo il primo accesso, avvenuto alle 15. In quello che viene chiamato pre- triage, novità introdotta dal Covid.
Nel Lazio il pre triage serve solo a stabilire se sei positivo o negativo. In Toscana mi sembra sia diventato un vero esame preventivo.
Ma chi lo fa questo pre triage? Un infermiere o un medico? Solo per sapere a chi spetta la valutazione.
Del resto ogni regione ha le sue regole, non discuto quelle della sanità toscana. Ogni regione è un mondo a parte, il che disorienta un po’ chi viene da fuori. Addirittura i codici di urgenza in alcune regioni sono in base ai colori, in altre con dei numeri. Non si capisce più nulla. La sanità viaggia per conto proprio e regione che vai regole che trovi.
Comunque mi sembra che la Toscana sia molto diversa dal Lazio. Qui, dal primo febbraio 2022, la regione ha stabilito che “l'accesso alle sale d’attesa dei dipartimenti emergenza e accettazione e dei pronto soccorso è consentita agli accompagnatori dei pazienti non affetti da COVID-19 anche senza green pass” (cito la circolare del 31 gennaio 2022).
Al Santa Croce e, immagino in tutta la Toscana, non si permette ai parenti negativi di stare vicino ai loro cari (altrettanto negativi) . Si perpetua all’infinito una crudeltà che rende il paziente solo e sempre più fragile. Ma anche questo non è di mia competenza. Esprimo solo un giudizio personale, basato sulla differenza con altre regioni.
Ora mi permetto di scendere nei dettagli come voi avete fatto.
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Nella mia telefonata (registrata) al 118 ( qualcuno mi ha suggerito che era l’unico modo per farsi ascoltare, ovvero tornare a casa e chiamare un’ambulanza) l’operatore ha detto che rispondeva da Firenze. Si sarà sbagliato, sicuramente. Magari era in Versilia e non se n’è accorto. L’operatore fiorentino o versiliese mi ha consigliato di chiamare i carabinieri. Ma i militari che dovevano dirmi? Nulla, quindi amen.
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Pre triage. Qualcuno alle 15 mi ha fatto le domande di rito, e non ha nemmeno voluto vedere il mio green pass, né mi ha fatto un tampone. E’ questa l’attenzione che date al Covid? A Roma, a maggio, all’ospedale Fatebenefratelli, come prima cosa mi hanno tamponato, poi ho avuto libero accesso.
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In questo pre triage del Santa Croce ho dato i documenti e il tesserino sanitario e ho detto che ero lì per una caduta dove avevo sbattuto la testa e tutto il corpo. Ovviamente non stavo morendo, mi dispiace, la prossima volta (se mai ricapiterà e spero davvero di no) cercherò di arrivare moribonda e non con un semplice trauma cranico e frattura al polso. Mi scuso davvero se ho contribuito al sovraffollamento.
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Il triage ufficiale, quello che, da quanto capisco, deve diagnosticare se sei grave o meno, è arrivato alle 17.03, due ore dopo il mio accesso. Prima, evidentemente, ero un fantasma, senza alcun diritto.
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Discorso Covid. Se eravamo lì dentro vuol dire che eravamo tutti negativi, altrimenti saremmo stati isolati. Ok, esistono i falsi negativi, chiunque può essere contagioso. Ma non si può non ammettere che il Covid ha abolito ogni briciolo di pietà e di vicinanza umana. Personalmente, se un’anziana piange, io non posso rimanere indifferente e farmi i fatti miei, come ha detto il giovane infermiere. Allora doveva consolarla l’infermiere, no? Di fatto, dopo pochi secondi dalle mie implorazioni, l’anziana è stata finalmente visitata. Poverina, era disperata.
Conclusione: non intendo ingaggiare una “battaglia “ mediatica o legale con l’Azienda Usl Toscana nord-ovest. Ringrazio di avermi visitato, mi scuso tanto del disturbo, ma una cosa l’ho capita. Nel mio piccolo inviterò tutti i turisti e gli amici a non venire in Garfagnana perché la loro salute, in caso di malore, qui non è al sicuro. Un unico ospedale ridotto al lumicino, un pronto soccorso allo stremo, di che parliamo?
TURISTI, NON VENITE IN GARFAGNANA, SE VI SENTITE MALE E’ FINITA.
Gentili turisti, ignari di ciò che succede nella sanità garfagnina: non ci venite, scegliete posti dove se vi sentite male, ci sia un ospedale decente. In Garfagnana rischiate di brutto. L’ospedale Santa Croce – un tempo il gioiello della valle – è stato distrutto, annientato da menti diaboliche (non mi riferisco certo alle istituzioni locali, ma ai tagli alla sanità) a cui della salute dei cittadini e dei visitatori non importa un fico secco. A loro interessa solo far quadrare i conti e (a pensare male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca) favorire l’enorme business della sanità privata. Presto arriveranno anche in Garfagnana le cliniche private aperte h.24, che offrono tutto a suon di soldi. Tenteranno una convenzione col servizio pubblico, ovviamente. E chi, per la salute, non vuole spendere? Nessuno. Il destino è già segnato, chi non lo capisce è senza speranza: il nostro welfare è insostenibile. Tutti dovremmo farci assicurazioni come negli Usa se vuoi avere accesso alla sanità.
Se fossi un imprenditore avrei già aperto una clinica privata in Garfagnana da un pezzo, ma il mio mestiere è tutt’altro. Sopra a tutti noi stanno menti diaboliche che se ne fregano degli enormi disagi della popolazione, che non ascoltano i reclami, le proteste, per le quali la vita delle persone evidentemente è una variabile del tutto trascurabile.
Vi invitano a venire in Garfagnana: quanto è bella, le sagre, i concerti, attrazioni varie. Ma se vi becca (Dio non voglia) un problema per cui dovrete ricorrere all’unico ospedale della valle, magari nei giorni festivi, di sabato e domenica, siete fritti. Rassegnatevi a un’attesa il cui sbocco arriverà chissà quando. E anche questa è colpa mia: non lo sapevo. Non c’è personale, mancano i medici, i pochi presenti - dottori, infermieri, paramedici – sono allo stremo.
Datemi retta, turisti stranieri o italiani. Non venite in Garfagnana, qui per un motivo o per l’altro, il diritto alla salute, nel malaugurato caso di un incidente, mi sembra una variabile impazzita. Del resto, l’hanno scritto i tanti soloni che viaggiano sui social: “In Garfagnana siamo in troppi, ci mancano pure i turisti a rubarci posti nella sanità”.
Persino alcuni vostri dipendenti (fra cui due infermieri del Pronto Soccorso non presenti quel giorno) sono arrivati a denigrarmi pubblicamente per iscritto su questi dannati social. E hanno violato il codice deontologico, che impone il massimo riserbo dentro e fuori dal luogo di lavoro.
Non li denuncio, perché perderei solo tempo, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. So che i vertici ospedalieri sono molto attenti a questo. Spero solo che abbiano capito la lezione e si fermino.
Io non mi fermerò. Risponderò punto su punto a chiunque voglia mettermi sotto accusa anziché riconoscere che c’è un problema.