Viene ricordata come ‘La battaglia di Natale’, parte focale della più complessa operazione denominata “Wintergewitter” (temporale d’inverno). Una puntata offensiva dell’Asse contro le forze Alleate in Valle del Serchio, anche se il Natale era già terminato quando iniziò l’offensiva – ovvero alla mezzanotte del 26 dicembre, giorno di Santo Stefano. La presa delle posizioni, però, era già partita nel tardo pomeriggio del 25.
Stamattina, a Sommocolonia, si è celebrato il 78° anniversario dello storico evento bellico. Una cerimonia che ha visto la presenza del sindaco di Barga Caterina Campani, delle associazioni Anpi, marinai in congedo, alpini, l’associazione ricreativa del paese e il comitato della Linea Gotica di Borgo a Mozzano. Presenti anche i rappresentanti delle forze dell’ordine e il parroco don Stefano Serafini che ha officiato la messa.
Tra le persone intervenute, pure un discendente del patriota Giacomo Minelli ricordato al monumento del Monticino dal presidente Anpi di Barga, Mauro Campani, assieme agli altri partigiani caduti a seguito della battaglia: Francesco Fontana, Pier Donato Sommati, Giuseppe Marchi, Giocondo Gonnella, Aladino Mencacci, Riccardo Caselli, Italo Casolari e Albano Venturelli.
Ma cosa fu la battaglia di Sommocolonia? A spiegarlo è il Colonnello Vittorio Biondi che, proprio su questo tema, ha scritto un libro (“La Battaglia di Sommocolonia”, con Dario Giannini) redatto anche in lingua inglese ed adottato come testo di studio dalla Charleston University della South Carolina (USA).
“Fu l’unica vera battaglia (intesa come “scontro aperto” tra eserciti contrapposti) che avvenne sul territorio della Valle del Serchio – dichiara oggi il Colonnello Biondi -. Tutti gli altri episodi furono combattimenti episodici, scontri di pattuglie, puntate offensive. Una battaglia che venne decisa per alleggerire la pressione degli Alleati su Bologna. In quello scontro – che vide contrapposte le forze dell’Asse (tedeschi e italiani) e i soldati afroamericani della 92^ Divisione “Buffalo” e Patrioti della XI Zona - si registrarono più di 100 caduti (documentati nei registri), anche se vengono “stimate” oltre 150 vittime. La cosa che colpì – per fortuna – fu il bassissimo numero di vittime civili a Sommocolonia: sette”.
È stato proprio sotto l’amministrazione dell’ex sindaco di Barga Umberto Sereni che questa operazione di rivalutazione storico-militare della battaglia prese una spinta propulsiva maggiore. L’epicentro fu la visita in Italia della vedova Arlene Fox, moglie del tenente afroamericano John Fox della 92^ divisione Buffalo – morto proprio a Sommocolonia -, che venne invitata – dallo stesso Sereni - nella frazione barghigiana per vedere i luoghi dove era deceduto il marito, decorato “postumo” della Medal of Honor, la più alta onorificenza al Valore americana.
“Il tenente Fox – ricorda Biondi – era un giovanissimo ufficiale di artiglieria americano, distaccato sulla rocca di Sommocolonia, incaricato di guidare e correggere il tiro dei cannoni posizionati davanti alla chiesa di Loppia. Quella mattina, Fox vide la grossa offensiva tedesca che avanzava da Monticino verso il cuore del paese. Cercò quindi di accorciare sempre più il tiro per tentare di colpire e fermare i nemici. L’ultima correzione che dette, però, fu esattamente la sua posizione: ovvero la rocca. I tedeschi erano arrivarti infatti lì sotto. Chiese praticamente alla sua artiglieria di sparargli addosso! E questi eseguirono. Non si sa poi, con certezza, se questo tenente morì a causa del bombardamento amico o, contestualmente, per mano di un tiratore scelto austriaco che lo aveva individuato. Il cadavere di Fox fu visto anche da mio padre, il patriota Berto, tre giorni dopo, mentre accompagnava una pattuglia inglese a riprendere il controllo del paese”.
Vittorio Biondi ha collaborato, assieme ad altri storici, anche con Nazareno Giusti per realizzare un docufilm “La Battaglia di Natale”, a cura di NoiTv, che rappresenta un prezioso documento del fatto.
“Tra i nomi dei caduti civili che si leggono sulla lapide posizionata in piazza davanti alla chiesa e che si ricordano a Sommocolonia – conclude Biondi – vi sono anche quelli di mio nonno, Vittorio, e di mio zio, Adelmo, i quali, pur non essendo morti in guerra, perirono successivamente per cause ad essa legate: nonno Vittorio morì nell’agosto del ‘45 – quando il conflitto era già terminato – su una mina in Lama; mentre zio Adelmo morì in piazza San Rocco, nel 1946, togliendo di mano ad un bambino che giocava un lanciarazzi tedesco, il quale esplose”.
Stamattina, a Sommocolonia, sono state depositate tre corone: una al Monticino, una alla rocca – in memoria del tenente Fox – e una in piazza della chiesa. Una quarta corona è stata portata anche a Renaio in ricordo di Giuseppe Marchi.
Foto di Pier Giuliano Cecchi